https://www.linkiesta.it/it/article/2019/08/22/giuseppe-conte-bis-governo-crisi/43279/
https://left.it/2019/05/30/dio-e-con-noi-disse-il-ministro-che-si-credeva-premier/
https://www.linkiesta.it/it/article/2019/08/13/italia-politica-governo-elezioni-sovranismo-argentina/43200/
https://www.linkiesta.it/it/article/2019/08/21/salvini-crisi-di-governo-cosa-succede/43271/
https://left.it/2019/08/30/per-un-pugno-di-rubli/
https://left.it/2019/08/29/chiuda-la-porta-quando-esce-capitano/
https://www.linkiesta.it/it/article/2019/08/26/matteo-salvini-lega-sondaggi-migranti-ministero-dell-interno/43311/
https://www.linkiesta.it/it/article/2019/09/03/matteo-salvini-governo-bugie/43399/
https://www.linkiesta.it/it/article/2019/09/03/salvini-decreto-sicurezza-bis/43398/
https://www.linkiesta.it/it/article/2019/08/30/salvini-complotto-europa/43359/
https://left.it/2019/09/02/in-fondo-sogna-di-essere-salvini/
https://left.it/2019/08/27/colpo-di-coda-del-governo-giallonero-salvini-trenta-e-toninelli-vietano-lo-sbarco-ai-profughi-della-eleonore/
https://left.it/2019/08/24/il-consenso-per-salvini-si-fonda-sulla-paura-che-lui-alimenta-narrando-unitalia-che-non-esiste/
https://left.it/2019/06/21/ora-di-religione-anche-i-sindacati-confederali-in-ginocchio-dai-vescovi/
https://www.ilfoglio.it/esteri/2019/07/23/news/opportunisti-e-mercenari-di-ideali-ecco-la-leadership-di-trump-e-johnson-266581/
https://www.ilfoglio.it/esteri/2018/04/22/news/la-democrazia-e-un-pollo-190428/
https://www.ilfoglio.it/esteri/2019/06/14/news/il-grande-bluff-russo-260348/
https://www.ilfoglio.it/esteri/2018/05/15/news/orban-dice-stop-soros-194912/
https://www.ilfoglio.it/esteri/2018/04/08/news/come-funziona-la-macchina-della-disinformazione-di-orban-188054/
https://www.ilfoglio.it/esteri/2019/06/12/news/ci-sono-operazioni-aggressive-che-hanno-come-bersaglio-le-elezioni-dalla-brexit-al-brasile-259861/
https://www.ilfoglio.it/esteri/2019/06/19/news/la-vanita-se-fatta-giudice-261030/
https://www.ilfoglio.it/politica/2019/08/29/news/la-bellezza-dei-parlamenti-che-fanno-da-argine-contro-la-democrazia-illiberale-271324/
https://www.economist.com/leaders/2019/08/29/the-corrupting-of-democracy

9 commenti:
Pubblicato il: 08/08/2019 21:58
"Questo Governo ha fallito, come previsto. Capitan Fracassa non ha avuto coraggio di fare il bilancio e ha paura delle inchieste. Adesso tutti a spiegare casa per casa perché grazie a Salvini l’Iva aumenta al 25% e i mercati ballano. La #LegaLadrona fa male all’Italia". Così, su Twitter, l'ex premier Matteo Renzi sfotte Salvini dopo le parole del vicepremier che di fatto hanno aperto la crisi di governo.
Poi, alla Festa dell'Unità di Santomato, la nuova stoccata: "Perché ora la crisi? Salvini ha deciso di staccare la spina ora che è terrorizzato dalla legge di bilancio, raccontato come maciste nelle sue pose ma falso e pusillanime. Salvini se l’è fatta addosso. Oggi chiede che si vada a votare, perché è responsabile di uno sfascio dei conti pubblici. Mi hanno preso in giro per gli 80 euro e oggi ci si rende conto che quella misura ha contribuito all’economia".
"Salvini non sa da quale parte si legge un foglio - aggiunge - e non è in grado di capire quando si parla di misure economiche, sa solo alimentare la paura".
"Cancellando la verità hanno fatto crescere in Italia un clima di odio e di paura. Cosa hanno fatto quest'anno - si chiede l'ex premier -, soprattutto i leghisti con il voto costante dei grillini? Hanno creato un clima di odio verso quello che sta accanto, i migranti ma un tempo eravamo noi quelli che partivano con la valigia di cartone. Se non vinco con la speranza, vinco con la paura".
Si vota la #fiducia al nuovo Governo. A chi ha dubbi ricordo l’alternativa: aumento IVA, Italia isolata in UE, odio verbale via social e nelle piazze/spiagge, spread, opacità russe, saluti romani.
Bloccare i “pieni poteri” a Salvini era un dovere civile.
Missione compiuta
Il buon senso ucciso dal senso comune
Migranti, armi, droghe, aborto. Tutti temi che si possono affrontare in modo intelligente e pratico. E che invece vengono branditi a scopo di “trend topic”
Non esistono tanti modi per affrontare temi importanti, ma solo due: uno di buonsenso e uno stupido. Salvini affronta tempi importanti in modo stupido. Non è l’unico, ovviamente, ma oggi è il campione. Consapevole, felice e orgoglioso di esserlo.
Parlare di armi e invitare le persone a farsi giustizia da sé è un modo stupido di affrontare la presunta emergenza sicurezza. Presunta perché i dati, che tutti possiamo leggere facendo una rudimentale ricerca in rete, dicono chiaramente che i reati predatori sono in diminuzione. Cosa significa questo? Che non ci sono più ladri, scippatori, rapinatori? No, certo che ci sono, ma significa che c’è una tendenza alla costante diminuzione perché evidentemente le forze dell’ordine lavorano meglio di quanto l’ex ministro voglia farci credere. E significa anche che un episodio singolo non può essere preso a regola generale. L’invito di un politico non dico serio, ma normale, dovrebbe essere quello a fidarsi delle forze dell’ordine, a sporgere denuncia e non a prendere il porto d’armi per eventualmente sparare a chi ti entra in casa. Anche perché, mi è capitato di scriverlo, se spari e uccidi, la tua vita cambia irrimediabilmente. Anche perché, mi è capitato di viverlo, se reagisci a una rapina non sai come va a finire e non vale davvero la pena rischiare la vita per la propaganda stupida, ma fatta per calcolo, di un politico incosciente.
E poi ancora sulle droghe: nessuna tolleranza verso gli spacciatori di morte!, dice Salvini: li andremo a prendere casa per casa. Quante volte l’ho sentita questa cosa del “casa per casa”! Che enorme buffonata. Possibile ci sia ancora chi ci crede? Le droghe vanno legalizzate, subito e vanno legalizzate tutte perché è l’unico modo per raggiungere due obiettivi che considero rivoluzionari. Il primo è che a circolare siano sostanze controllate e non la merda che oggi “i nostri ragazzi”, come amano chiamarli i politici più inconsistenti, si iniettano nelle vene, sniffano o fumano. Perché anche qui, basta davvero fare una banalissima ricerchina in rete: se le droghe sono legali non aumentano i consumatori; che aumentino con la legalizzazione è leggenda metropolitana come quella dello spinello anticamera dell’eroina. Il secondo è prosciugare la prima voce di guadagno delle organizzazioni criminali, ovvero i proventi del narcotraffico. Chiudere quel rubinetto significa dare alle mafie un colpo da cui difficilmente si rialzeranno. Anche se le sostanze stupefacenti venissero legalizzare, ci sarebbe ancora un mercato parallelo e illegale, obbiettano alcuni. Può darsi, ma chi rischierebbe sanzioni e un processo se può procurarsi hashish, erba e magari anche cocaina ed eroina in maniera legale? Abbiamo davvero tutti gli strumenti per sbugiardare chi si presenta, come farebbe il condomino più rompipalle del quartiere, al citofono di una famiglia di immigrati per disturbare a ora di cena.
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Che dire poi sul come ha comunicato, più che gestito, l’immigrazione. Gli effetti dei decreti sicurezza sono disastrosi e oggi bisogna correre ai ripari provando a non far fare al Presidente del Consiglio e agli ex alleati di governo la figura degli scendiletto di un buffone. Sarà difficile.
Ma veniamo all’ultima: Salvini ha parlato di aborto e ne ha parlato come se abortire fosse una cattiva abitudine, uno stile di vita sbagliato. Fai tardi la sera? Bevi uno spritz di troppo? Abortisci? Ecco, il piano è lo stesso. Ma cosa sto qui a dire che l’aborto, in verità, in Italia è un diritto negato… Cosa sto qui a dire che ci sono regioni in cui mancano medici abortisti negli ospedali pubblici…
Parliamoci chiaro, il gioco orma è scoperto: dico una cazzata, occupo tutti gli spazi possibili, tutti replicano perché le sparo davvero grosse e così do l’impressione di esistere. Anzi, esisto.
Il giochino dura qualche giorno: sono sempre primo in trend topic, me la gioco con Mussolini, un giorno lui, un giorno io: bene, altro “padre nobile”, un sempreverde.
Guardate che il problema non è il fesso che occupa il segmento del fesso; il problema, riflettiamoci, non è Salvini, che ogni questione importante la affronta alla maniera del giullare cattivello, un po’ pignolo ma comunque perdigiorno, inconcludente, come quegli studenti impreparati che per far passare l’ora dell’interrogazione fanno ammuina. Il problema è che l’opzione di buonsenso non sia percorsa da nessuno: una strada deserta, vento, qualche rotolacampo. Mi perdoni Emma Bonino, che ha sempre un’opinione pragmatica, ma da sola, a bilanciare, non può farcela. Allora non chiediamoci perché ci sia stupidità nella politica, ma dove sia il suo contrario e perché in trend topic non ci arrivi mai.
24 febbraio 2020
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Migranti, armi, droghe, aborto. Cerco di stare in argomento. Due modi, due mondi opposti di affrontare la realtà, le emergenze. Giustamente, da una parte il "buon senso" e dall'altra il "senso comune". Che mai come ora sono agli antipodi. Non solo sui temi in argomento, ma sull'universo mondo. E' probabile che i fascioleghisti siano anche creazionisti, negazionisti dell'emergenza climatica, e del rapporto tra queste e il fenomeno migratorio (contrari per istinto, per "volontà di ignoranza", come diceva Pasolini); è sicuro che sono contro i diritti, a favore della tortura e di uno stato di polizia, e quindi contro la libertà di espressione e manifestazione. Incarnano la cultura autoritaria che ha già, in passato, massacrato gli italiani. Ma il "senso comune" è la costante di questi decenni, incrollabile, se alimentato quotidianamente.
A lezione di futuro dal vecchio Macaluso
A 96 anni il dirigente del Pci spiega cosa fare per i deboli e il Sud. Con parole che nella sinistra oggi nessuno dice. E con una virtù smarrita: l’ottimismo
Qualche giorno fa ho avuto la fortuna di ascoltare un grandissimo pezzo di giornalismo, una vera testimonianza. A Propaganda Live ho ascoltato la voce di Emanuele Macaluso (quasi novantasei anni di vita) accompagnata dalle domande di Diego Bianchi. È stata un’esperienza alta, piena di freschezza e ottimismo nel futuro: la speranza nel possibile come regola di vita, che ha accompagnato Macaluso fin dal tempo dell’inizio del suo cammino politico nel 1941, a diciassette anni, quando iscriversi al Partito Comunista significava (anche) mettere in conto la morte. Il racconto della sua vita politica nata al fianco delle lotte bracciantili, il suo comizio a Portella della Ginestra dopo la strage e il suo arrivo, diciotto anni dopo, alla segreteria nazionale guidata da Togliatti.
Un’emozione immensa. Un volo d’angelo su un intero secolo e su una storia che ha innalzato l’uomo, che ha reso degne le sue condizioni di lavoro e che ha lottato, con durezza, per la democrazia e i diritti sociali. Il migliorismo come ricerca di condizioni di vita migliori. Ancora oggi, nella sua casa di Testaccio, Macaluso conserva quella precisa lucidità che lo fa sentire sicuro dentro la sua identità politica, adattata ai tempi e adeguata alle nuove sofferenze. Ed è per questo che alle soglie dei novantasei anni, mentre parlava, io rivedevo la tensione del diciassettenne Macaluso, che decide di mettere la propria vita al fianco dei più deboli e degli ultimi, dei siciliani, dei braccianti siciliani, dei poveri siciliani.
Macaluso ha la lucidità che nessuno oggi ha nella politica italiana e individua nei migranti - o meglio in coloro che sono migrati, che sono scampati alla emigrazione e oggi sono in Italia, in Europa - i più deboli, gli ultimi e che, anche prima che alla politica, dovrebbero essere una priorità del sindacato, altrimenti la miopia, la rozzezza, del “prima gli italiani” contaminerà anche quel mondo. Sia chiaro, la sofferenza del mondo produttivo italiano, di quello che ne rimane, è enorme. Come non pensare al crimine che si compie ogni giorno veicolando nei media il terrore della pandemia da coronavirus, smorzando così la voce, il grido di aiuto, lanciato dagli operai della Whirlpool di Napoli, dell’Ilva di Taranto, accompagnato da quello dei cittadini di Tamburi e da quello della Terra dei Fuochi. Quel grido non perde intensità, poiché il negazionismo non è solo prerogativa degli antisemiti, ma anche di chi è intento a lustrare vetrine, in attesa di eterne, continue competizioni elettorali.
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Ma i più deboli dobbiamo individuarli in coloro i quali non sono neanche cittadini e ai quali il nostro Paese, e buona parte dell’Europa, vogliono negare il diritto di esserlo. Non siete morti, dunque accontentatevi di essere schiavi. Ebbene sì, schiavi. Schiavi si è quando ti è negata la possibilità di ogni consapevolezza di te stesso, di ciò che sei, da solo e assieme agli altri che come te soffrono le stesse pene. Macaluso in poche frasi dice quello che nel centrosinistra di governo e di potere nessuno è in grado di dire da trenta anni. Magari per opportunismo politico, ma io credo che dopo tutto questo tempo si tratti soprattutto di analfabetismo, non altro. Macaluso dice che i poveri, i più deboli debbono essere accompagnati ed elevati, prima dal sindacato e poi dalla politica, poiché solo la consapevolezza del sé, e dei propri diritti, ne farà dei cittadini. Macaluso è lì, come Yoda ai suoi Jedi (grazie a Marco Damilano per quella bellissima immagine), a dire che il tema della politica italiana oggi è ancora, e rischia di essere per sempre, la Questione Meridionale.
E lo dice dopo una tornata elettorale che ha comunicato in maniera espressa che del Meridione alla politica, a tutta la politica, non frega assolutamente niente. L’unico - nelle parole di Macaluso e, per quel che può valere, nelle mie - a porsi il Problema Meridionale con preparazione e generosità è Peppe Provenzano, il ministro per il Mezzogiorno, che avrebbe maggiore credibilità come Presidente del Consiglio dell’avvocato foggiano trasferitosi a Roma, che sta lì ad assicurare che nulla cambi e che il Mezzogiorno muoia di emigrazione e mancanza di investimenti, ma soprattutto di visione, e di cecità, nella atavica incapacità di vedere la sofferenza. E noi non abbiamo l’incrollabile ottimismo nel futuro del gigante Emanuele Macaluso che, alla domanda di Zoro «cosa possiamo fare?», risponde secco: «Cercare quello che di possibile bisogna fare e farlo. È poco? Bisogna farlo. È molto? Bisogna farlo. Ma quello che è possibile fare, per la società e per il mondo del lavoro, bisogna farlo».
«So che in questo paese non nero ma solo orribilmente sporco c’è un altro paese: il paese rosso dei comunisti. In esso è ignota la corruzione, la volontà d’ignoranza, il servilismo». Così, Pasolini, in un discorso ai giovani comunisti del 1975. C'è oggi un partito di sinistra che possa definirsi estraneo alla corruzione, all'ignoranza, al servilismo? Forse sì, ma in nuce. C'è un intellettuale che oggi possa fare affermazioni simili a quelle di Pasolini? Forse no, ma solo perché quell'"altro paese" pasoliniano è sotto traccia, silenzioso e impotente, in attesa di chi lo rappresenti. Quanto al "non nero ma solo orribilmente sporco", come al solito, il poeta friulano mostra ancora la sua qualità di profeta e veggente: sembra che parli di oggi, 2020.
Esistono due modi per affrontare temi importanti: uno di buonsenso e uno stupido. Anche sul #coronavirus “il buon senso se ne sta nascosto per paura del senso comune” (Manzoni). Oggi per un click in più si vende l’anima al diavolo. Ne ho scritto su @espressonline.
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