Il mistero dell’account twitter di Trump,
cresciuto di cinque milioni di follower in meno di tre giorni
Gli analisti: “Qualcuno lo sta
aiutando, è chiaro che è imminente un’operazione”. Malcolm Nance: “C’è il
supporto della cyberguerra della Russia? La maggioranza sono bot”
Pubblicato il 30/05/2017
La Stampa – Mondo - jacopo
iacoboni
Se succedesse in Italia, chi potrebbe farlo?
L’account twitter di Donald Trump ha guadagnato, in meno di tre giorni, cinque
milioni di follower, e defollowato a valanga gli autori di tweet anche solo
lievemente critici. Cosa sta succedendo nella rete ingegnerizzata pro Trump,
chi ci sta lavorando sopra, e per fare cosa? Si prepara una gigantesca
operazione di distrazione di massa, connessa magari ai guai del Russiagate del
presidente che potrebbero - in prospettiva - travolgere la Casa Bianca?
Sono in molti gli osservatori più attenti (e una
nuova figura di cyberwarriors per la democrazia, che in America sta nascendo)
che si stanno facendo queste domande in queste ore. Negli Stati Uniti ma anche
nella parte di mondo politico europeo più consapevole. Chi muove questa
operazione? E, appunto, di che tipo di operazione si tratta, per caso di una
information operation? Si prepara una distorsione dei fatti, o una distrazione
di massa?
Anne Applebaum, editorialista del Washington
Post, usa un’immagine suggestiva, «i bot nelle reti automatizzate sono le
camicie brune del ventunesimo secolo». Le analisi sull’account di Trump
suggerivano, già prima di questo episodio, che una cifra variabile di suoi
follower fossero automatizzati (una cifra tra il 25 e il 50%). Ora Malcolm
Nance, trentacinque anni nell’intelligence americana, autore di un libro molto
bello, The Plot to Hack America, domanda: «Il supporto
della cyber guerra russa sta incrementando la crescita di Trump su twitter? Si
tratta di un indicatore chiave, nell’intelligence, che dice di un’imminente,
grandiosa azione politica». Uno dei primi ad accorgersi che c’era un’operazione
in corso è stato The Jester - un hacktivist (o cyberwarrior) inserito da Time nella classifica delle trenta persone più influenti
al mondo dell’ultimo anno. Bene: The Jester ritiene senza esitazioni che se fa
questo, «Trump si sta preparando a qualcosa». Altri commentatori (per esempio
Sarah Kendzior) ricordano che sta succedendo qualcosa di molto strano proprio
come all’indomani dell’inaugurazione della presidenza Trump, cioè che «anche
tantissimi utenti reali vengono forzati, a loro insaputa, a seguire l’account di
Trump».
Racconta una nostra fonte che nella rete social
pro Trump, dopo le elezioni vittoriose, c’è stata una discussione di fondo tra
chi voleva (almeno momentaneamente) frenare (se non altro le pratiche più
spregiudicate) e chi invece spinge per accelerare. Jeff Giesea potrebbe
appartenere ai primi, mentre non è stato mai dichiarato ufficialmente il ruolo
giocato da una società - la Vizsense - nella campagna web trumpiana. Quella
società, ha raccontato il Washington Post, è gestita
da Jon Iadonisi, ex socio del generale Flynn, e ex Navy Seals. Iadonisi in
passato si è occupato di guerriglia social in ambiti militari (in guerra,
propriamente). La domanda che viene di fronte a queste dinamiche - del tutto
simili a quanto avvenuto in Inghilterra nella campagna per la Brexit, ma non
così dissimili, nel design matematico, da una rete italiana - mette paura: si
stanno applicando sempre più massicciamente - tra l’altro, da attori spesso non
dichiarati - tecniche di provenienza militare alla politica delle democrazie in
tempi civili?
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