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domenica 9 settembre 2018

Agenti putiniani

I legami tra la Lega e Mosca: l’asse Salvini-Putin e le mosse della grande finanza internazionale

31 maggio 2018

I rapporti fra la Lega e il “regime” in Russia di Vladimir Putin. Fa pensare e riflettere il bell’articolo dell’Avvenire di oggi, il quotidiano dei Vescovi.
“Molto si è detto e scritto – scrive Avvenire – in questi giorni, sul no di Mattarella a Savona come ministro dell’Economia di un eventuale governo Lega-M5s per le sue tesi fortemente euroscettiche. Ma ad agitare ancor più i pensieri delle cancellerie di tutta Europa (e anche del Quirinale) è un altro scenario, noto da tempo eppure stranamente rimasto sotto traccia nel dibattito nazionale: il legame di Matteo Salvini con Russia Unita, il partito nato nel 2001 per sostenere Vladimir Putin. L’ultimo allarme l’ha lanciato, domenica scorsa, Armin Schuster, il presidente (della Cdu) della commissione Servizi del Bundestag, il Parlamento tedesco: un governo giallo-verde non sarebbe motivo di «interrompere» la cooperazione nell’intelligence con Roma, ma nelle vicende che coinvolgono Mosca i contatti potrebbero essere condotti «diversamente» da come avviene ora. Alla base di questa ‘relazione pericolosa’ c’è persino un testo ufficiale, una sorta di altro contratto (come quello siglato con i pentastellati): un «Accordo sulla cooperazione e collaborazione» fra i due partiti. Il testo, in 10 punti, è riportato dal libro ‘Da Pontida a Mosca’, scritto da Fabio Sapettini e Andrea Tabacchini”.
In definita, Salvini (in un governo con i 5 Stelle) potrebbe quasi sicuramente riaprire le relazioni con il governo di Putin, un governo come è noto accusato da tutti i Paesi dell’Europa occidentale e dagli Stati Uniti di aver interferito nelle elezioni tramite fake news e di aver colpito i suoi nemici (basta pensare ai casi del polonio radioattivo denunciati in Gran Bretagna contro ex-spie nemiche giurate di Putin). C’è da dire che proprio ieri Salvini ha detto di ritenere “Putin uno degli uomini di Stato migliori”, forse dimenticando le accuse dei Paesi occidentali contro il presidente sovietico e i metodi utilizzati contro i suoi oppositori politici.
Ma c’è un ulteriore elemento di riflessione finanziaria che questa rubrica vuole inserire nel dibattito: gli Stati Uniti si sono ormai apertamente messi contro il governo russo di Putin, malgrado le accuse di collusione con Trump, comminando sanzioni a Mosca e agli oligarchi. C’è dunque da farsi una semplice domanda. Se davvero il nuovo governo Lega-5Stelle riaprirà a Mosca, come si comporteranno gli investitori internazionali (in gran parte americani e inglesi) che comprano i nostri titoli e il debito italiano? Basta pensare che di recente grandi fondi istituzionali hanno addirittura ceduto le loro quote azionarie in aziende russe, anche se quotate all’estero, per venire incontro alle sanzioni comminate dall’amministrazione americana agli oligarchi. Non c’è dunque un rischio che i grandi investitori americani (un caso emblematico è Blackrock) cominceranno a sottopesare l’Italia nei loro portafogli in caso di aperture a Mosca che non siano in sintonia con la Ue e con gli Stati Uniti? E’ uno dei rischi della rottura di un’alleanza che finora è sempre stata comune contro Mosca. Del resto l’avvertimento è arrivato proprio dal finanziere americano George Soros: “Il nuovo governo italiano è troppo vicino alla Russia, e gli italiani hanno il diritto di sapere se Salvini è stato finanziato da Mosca” ha spiegato Soros dal palco del Festival dell’Economia di Trento.
Ma torniamo alla bella inchiesta dell’Avvenire. “Era poco più di un anno fa – spiega il settimanale – ai primi di marzo del 2017, Salvini era nella capitale russa. Da una parte del tavolo c’era lui, dall’altra Sergey Zheleznyak, 48enne vicesegretario per le relazioni internazionali del partito putiniano, per firmare questo documento: un impegno a promuovere le relazioni fra le due parti, con seminari, convegni, viaggi, basato su un «partenariato paritario e confidenziale», termine, quest’ultimo, quanto mai singolare per la diplomazia internazionale. Uno scambio quanto mai ampio, che comprende anche le «esperienze in attività legislative». Una rete fitta che ha anche alimentato il sospetto, sempre seccamente smentito da Salvini, di finanziamenti diretti di Putin alla Lega, partito peraltro in difficoltà economica. Qual è, allora, lo scopo di questa alleanza? Interessante è l’opinione di Nona Mikhelidze, analista dello Iai (Istituto affari internazionali), riportata lo scorso gennaio dal sito Formiche: «Il Cremlino sa che l’Italia non può uscire da un giorno all’altro dall’Ue. L’obiettivo per il momento è creare caos, ingovernabilità, aiutare quelle forze sovraniste che, per costituzione, chiedono meno Europa»”.
Guarda caso, conferma Avvenire, “esattamente lo scenario che si sta realizzando in queste settimane in Italia. In effetti, la drammatizzata ipotesi di uscita dall’euro sarebbe comunque un processo complesso da portare avanti. Molto più agevole ‘creare’ disordine. Come il primo tempo di una partita. Mettere in crisi la moneta unica resta infatti la via migliore per indebolire l’Europa. Per minarla dalle fondamenta. Un interesse prioritario per la Russia, penalizzata dalle sanzioni Ue in vigore da marzo 2014 e per ora prorogate fino a fine luglio. Senza un Paese ‘forte’ come l’Italia, le sanzioni non potrebbero essere rinnovate (sono votate all’unanimità). Non a caso il «ritiro immediato delle sanzioni» è previsto nello scarno capitolo ‘Esteri’ del contratto gialloverde. In questo filone, la figura di Paolo Savona, economista d’esperienza e stimato (anche e proprio per la sua linea sull’Unione Europea), non è casuale, ma può acquisire un ruolo funzionale nello scacchiere predisposto da Salvini. D’altronde Savona non è noto solo per i suoi riferimenti storici al nazismo dei tedeschi (non graditi sul Colle). Sulla Russia, in un’intervista a Libero, ecco cosa diceva: «Putin è realista. È contrario a un’Europa che lo danneggi. E questa lo danneggia»”.
E qui i riflettori vanno appunto su Paolo Savona. “Anche l’ex ministro del governo Ciampi – dice Avvenire – ha legami storici col mondo russo, coltivati durante la presidenza di Impregilo negli anni Duemila. Ecco che dietro l’opposizione alla figura di Savona – e all’esecutivo leghista-grillino – si può leggere in filigrana la volontà di contrastare un disegno geopolitico orientato a mutare gli equilibri in Europa. Il tramite dell’infatuazione filo-russa del Carroccio è il giornalista Gianluca Savoini, già collaboratore di Salvini e presidente dell’associazione ‘Lombardia Russia’. Prende le mosse nel 2013: da allora, ogni passo politico del Matteo in camicia verde ha ricevuto una qualche ‘benedizione’ russa. Quando, a dicembre 2013, è eletto segretario nel congresso di Torino fra i presenti c’è Viktor Zubarev, parlamentare russo. Da lì cominciano i contatti diretti fra Salvini e Putin. Il 17 ottobre 2014 il leader russo è a Milano per il vertice Asem e, a costo di far aspettare l’amico Berlusconi, incontra per 20 minuti in un hotel il capo lumbard: «Certo, bere un caffè con Putin…», commenta un emozionato Salvini. Segue una lunga serie di ‘pellegrinaggi’ a Mosca. Una ragnatela di contatti. Una settimana fa Salvini era a San Pietroburgo, al forum internazionale, assieme a Paolo Grimoldi, altro deputato leghista che funge da trait-d’union sull’asse Milano-Mosca”.

Analisi. La rete fra la Lega e Putin dietro l'Italia «giallo-verde»
Non c’è solo la battaglia su Savona I timori legati al testo siglato nel 2017 che prevede un «partenariato confidenziale» Il tema sanzioni e le 'influenze' sulle elezioni

Eugenio Fatigante giovedì 31 maggio 2018


La rete fra la Lega e Putin dietro l'Italia «giallo-verde»Molto si è detto e scritto, in questi giorni, sul no di Mattarella a Savona come ministro dell’Economia di un eventuale governo Lega-M5s per le sue tesi fortemente euroscettiche. Ma ad agitare ancor più i pensieri delle cancellerie di tutta Europa (e anche del Quirinale) è un altro scenario, noto da tempo eppure stranamente rimasto sotto traccia nel dibattito nazionale: il legame di Matteo Salvini con Russia Unita, il partito nato nel 2001 per sostenere Vladimir Putin.
L’ultimo allarme l’ha lanciato, domenica scorsa, Armin Schuster, il presidente (della Cdu) della commissione Servizi del Bundestag, il Parlamento tedesco: un governo giallo-verde non sarebbe motivo di «interrompere» la cooperazione nell’intelligencecon Roma, ma nelle vicende che coinvolgono Mosca i contatti potrebbero essere condotti «diversamente» da come avviene ora. Alla base di questa 'relazione pericolosa' c’è persino un testo ufficiale, una sorta di altro contratto (come quello siglato con i pentastellati): un «Accordo sulla cooperazione e collaborazione» fra i due partiti. Il testo, in 10 punti, è riportato dal libro 'Da Pontida a Mosca', scritto da Fabio Sapettini e Andrea Tabacchini.
Era poco più di un anno fa: ai primi di marzo del 2017, Salvini era nella capitale russa. Da una parte del tavolo c’era lui, dall’altra Sergey Zheleznyak, 48enne vicesegretario per le relazioni internazionali del partito putiniano, per firmare questo documento: un impegno a promuovere le relazioni fra le due parti, con seminari, convegni, viaggi, basato su un «partenariato paritario e confidenziale», termine, quest’ultimo, quanto mai singolare per la diplomazia internazionale.
Uno scambio quanto mai ampio, che comprende anche le «esperienze in attività legislative». Una rete fitta che ha anche alimentato il sospetto, sempre seccamente smentito da Salvini, di finanziamenti diretti di Putin alla Lega, partito peraltro in difficoltà economica. Qual è, allora, lo scopo di questa alleanza? Interessante è l’opinione di Nona Mikhelidze, analista dello Iai (Istituto affari internazionali), riportata lo scorso gennaio dal sito Formiche: «Il Cremlino sa che l’Italia non può uscire da un giorno all’altro dall’Ue. L’obiettivo per il momento è creare caos, ingovernabilità, aiutare quelle forze sovraniste che, per costituzione, chiedono meno Europa».
Guarda caso, esattamente lo scenario che si sta realizzando in queste settimane in Italia. In effetti, la drammatizzata ipotesi di uscita dall’euro sarebbe comunque un processo complesso da portare avanti. Molto più agevole 'creare' disordine. Come il primo tempo di una partita. Mettere in crisi la moneta unica resta infatti la via migliore per indebolire l’Europa. Per minarla dalle fondamenta. Un interesse prioritario per la Russia, penalizzata dalle sanzioni Ue in vigore da marzo 2014 e per ora prorogate fino a fine luglio.
Senza un Paese 'forte' come l’Italia, le sanzioni non potrebbero essere rinnovate (sono votate all’unanimità). Non a caso il «ritiro immediato delle sanzioni» è previsto nello scarno capitolo 'Esteri' del contratto gialloverde. In questo filone, la figura di Paolo Savona, economista d’esperienza e stimato (anche e proprio per la sua linea sull’Unione Europea), non è casuale, ma può acquisire un ruolo funzionale nello scacchiere predisposto da Salvini. D’altronde Savona non è noto solo per i suoi riferimenti storici al nazismo dei tedeschi (non graditi sul Colle). Sulla Russia, in un’intervista a Libero, ecco cosa diceva: «Putin è realista. È contrario a un’Europa che lo danneggi. E questa lo danneggia».
Anche l’ex ministro del governo Ciampi ha legami storici col mondo russo, coltivati durante la presidenza di Impregilo negli anni Duemila. Ecco che dietro l’opposizione alla figura di Savona – e all’esecutivo leghista-grillino – si può leggere in filigrana la volontà di contrastare un disegno geopolitico orientato a mutare gli equilibri in Europa. Il tramite dell’infatuazione filo-russa del Carroccio è il giornalista Gianluca Savoini, già collaboratore di Salvini e presidente dell’associazione 'Lombardia Russia'. Prende le mosse nel 2013: da allora, ogni passo politico del Matteo in camicia verde ha ricevuto una qualche 'benedizione' russa.
Quando, a dicembre 2013, è eletto segretario nel congresso di Torino fra i presenti c’è Viktor Zubarev, parlamentare russo. Da lì cominciano i contatti diretti fra Salvini e Putin. Il 17 ottobre 2014 il leader russo è a Milano per il vertice Asem e, a costo di far aspettare l’amico Berlusconi, incontra per 20 minuti in un hotel il capo lumbard: «Certo, bere un caffè con Putin...», commenta un emozionato Salvini. Segue una lunga serie di 'pellegrinaggi' a Mosca. Una ragnatela di contatti. Una settimana fa Savoini era a San Pietroburgo, al forum internazionale, assieme a Paolo Grimoldi, altro deputato leghista che funge da trait-d’union sull’asse Milano-Mosca. Non coinvolto in questa rete, ma molto attivo è poi Luigi Scordamaglia, dinamico presidente di Federalimentare e sorta di 'ufficiale di collegamento' fra il mondo imprenditoriale del Nord e la Lega per la sua attenzione al tema sanzioni, che penalizzano soprattutto l’agroalimentare.
I timori non sono legati solo agli assetti economici, però. Molto forti sono anche quelli per le 'bufale' mediatiche che influenzano le elezioni e i sommovimenti occidentali. Nei 'Palazzi' della politica si ricorda a esempio che, secondo inchieste giornalistiche, l’80% dei tweet a favore dell’indipendenza della Catalogna sono arrivati da account russi o venezuelani. E c’è chi ricorda che, in ogni caso, il nostro 'ancoraggio' agli Stati Uniti deve prevalere. Per una ragione semplice: l’interscambio commerciale fra Usa e Italia prima delle sanzioni era 10 volte più grande di quello con Mosca. Grandezze profondamente diverse che fanno riflettere davanti al rischio di uno spostamento degli equilibri.

Matteo Salvini, l’amico di Mosca

giovedì 07 giugno 2018 ore 13:11
Matteo Salvini a Mosca
I legami tra la Lega di Matteo Salvini e la Russia di Valdimir Putin sono ben noti. La stampa italiana ne ha scritto nelle ultime settimane. Noi ne abbiamo parlato con Krekò Péter, direttore del Capital Institute di Budapest, un think tank d’orientamento liberale. Nel 2015, questo istituto di ricerche sociali e politiche pubblicò un rapporto sui rapporti tra il Cremlino e i partiti dell’estrema destra europea. Nella lista, anche la Lega Nord. Un legame che si è sviluppato con forza negli ultimi anni. Come si vede in questi giorni, con la nascita a Roma del governo giallo-verde. Uno dei primi passi del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte è stata l’apertura alla Russia.

Nel corso degli anni si è parlato anche di un rapporto economico tra la Russia e la Lega. Péter non può confermarlo.
Quello che abbiamo scritto nel rapporto riguarda i rapporti tra il Cremlino e i partiti dell’estrema destra europea. Non abbiamo parlato in modo specifico di finanziamenti da parte della Russia nei confronti di queste forze politiche; abbiamo detto che in alcuni casi c’è il sospetto che soldi siano passati dalle casse di Mosca a quelle di alcune di questi partiti.
Per quanto riguarda la Lega posso solo rilevare che negli ultimi tempi la stampa italiana e austriaca abbia parlato di finanziamenti. Ma è solo, come dicevo, un sospetto.
Comunque sia, finanziamenti o no, l’unica cosa certa è che la Lega Nord è stato uno dei due partiti dell’estrema destra europea ad aver firmato un accordo di cooperazione e coordinamento con il partito di Vladimir Putin, Russia Unita, con il quale condivide la stessa visione ideologica – i valori ultraconservatori cristianni – e con cui è concorde su alcuni temi come, per esempio, l’annessione della Crimea da parte della Russia.


Quale è l’obiettivo di Vladimir Putin nello stringere rapporti con i partiti dell’estrema destra europea come la Lega?
È molto chiaro: vuole destabilizzare l’Unione Europea. Questi partiti diventano i suoi agenti per raggiungere questo obiettivo. I leader di queste formazioni politiche chiedono a grande voce la fine delle sanzioni nei confronti della Russia. Sono i “guastatori “di Putin in Europa.
Il presidente russo e il suo ministro degli esteri Lavrov credono che per la politica di Mosca sia meglio avere un’Europa disarticolata, fatta da nazioni e non da un’unione. Non è un caso che la prima visita in una paese dell’Ue di Vladimir Putin sia stata fatta in Austria, dove c’è un governo “amico” di Mosca, vista la presenza dell’Fpo, partito che insieme al a Lega ha firmato il patto di cooperazione con Russia Unita.
Mosca preferisce parlare con Vienna e Roma, ora che ci sono i populisti al governo piuttosto che dialogare con Bruxelles, con l’Unione Europea. Nella visione di Mosca, l’Ue è il pupazzo degli Usa, ed è in sé, un problema per Mosca e la sua volontà di ricreare la sfera d’influenza dell’Unione Sovietica.


E adesso che Matteo Salvini è al governo cosa accadrà?
Quello che posso dire è che nessun leader della destra europea ha un rapporto così intenso con la Russia come quello che ha Matteo Salvini. Un rapporto personale con Vladimir Putin e una relazione politica molto forte con il partito del presidente russo. Sappiamo poi che rappresentanti della Lega sono stati ospitati in Crimea durante il referendum illegittimo per l’annessione da parte della Russia, organizzato dal Cremlino e dai separatisti russi. Ci sono state poi molte municipalità guidate dalla Lega che hanno riconosciuto l’annessione della Crimea.
Ora che Matteo Salvini è al governo penso che non ci debba aspettare un immediato cambiamento di politica estera. Ci saranno aperture a Mosca, ma non quella radicale mutazione di rotta che potrebbe arrivare, invece, più tardi. L’Austria ha criticato le sanzioni; anche Roma lo ha fatto. L’Italia è un paese grande, con un forte peso in Europa. Ma penso che comunque l’Ue abbia tutti la possiblità di “respingere” un’eventuale offensiva su questo tema da parte degli amici di Putin nella Ue.

Cosa farà il nuovo governo italiano per la Russia
Difficile dirlo ora. Mi aspetto che venga organizzato un incontro ad alto livello tra il presidente del consiglio Conte e il Cremlino. C’è da ricordare che la politica italiana nei confronti di Mosca è sempre stata molto comprensiva. Silvio Berlusconi è un altro grande amico di Vladimir Putin. Ci saranno altre discussioni sulle forniture energetiche russe all’Italia. Scommetto che discuteranno anche delle sanzioni, ma penso che Roma non si azzarderà a toglierle da solo.

Ma c’è un coordinamento tra il Cremlino e il leader della Lega Matteo Salvini ?
Noi non abbiamo prove che il Cremlino “guidi” la politica estera del governo italiano o di quello austriaco. Abbiamo il sospetto che in alcuni casi, come per esempio quello ungherese, il governo di Budapest abbia preso dei provvedimenti che oggettivamente siano andati a beneficio della Russia.
Però non possiamo dire che anche in questo caso Putin sia stato il burattinaio.
C’è un altra cosa. Quando sei un partito dell’opposizione, magari piccolo, è più “facile” fare politica a favore della Russia. Ed è anche più facile avere bisogno della Russia. Quando vai al governo le cose possono cambiare. Però c’è una cosa che noi non sappiamo: oltre all’accordo ufficiale tra i due partiti, Lega e Russia Unita, esiste qualche cosa d’altro? C’è qualche patto segreto?

Aggiornato lunedì 11 giugno 2018 ore 10:43

1 commento:

Alessandro Mazzucco ha detto...

https://www.ilpost.it/2018/02/20/fabbrica-troll-russia-san-pietroburgo/

https://www.nytimes.com/2018/02/18/world/europe/russia-troll-factory.html

https://www.washingtonpost.com/news/worldviews/wp/2018/02/17/a-former-russian-troll-speaks-it-was-like-being-in-orwells-world/?utm_term=.307c065a7c1f

https://www.nytimes.com/interactive/2018/02/16/us/politics/russia-propaganda-election-2016.html

https://it.wikipedia.org/wiki/Internet_Research_Agency

https://en.wikipedia.org/wiki/Internet_Research_Agency


https://www.rollingstone.it/politica/dentro-la-fabbrica-dei-troll-russi/423369/

https://www.lastampa.it/2018/08/06/esteri/nella-fabbrica-dei-troll-di-san-pietroburgo-dobbiamo-creare-disordine-in-occidente-J6TSRLgC1HeKXpUlHasExN/premium.html

https://www.lastampa.it/2017/10/20/tecnologia/ecco-come-funzionava-la-fabbrica-dei-troll-del-russiagate-a7sBKiVW1r2PDlu6d7WsTK/pagina.html

https://www.stopfake.org/it/la-fabbrica-dei-troll-dentro-gli-uffici-della-dezinformatsija/

https://globalist.it/media/2018/08/02/una-fabbrica-dei-troll-russa-per-sostenere-la-destra-populista-italiana-2028873.html

https://video.repubblica.it/dossier/elezioni-europee-2019/quasi-amici-salvini-e-i-sovranisti-europei-i-democratici-svedesi-mai-insieme-a-chi-e-sostenuto-dalla-russia/329230/329828