I legami tra la Lega e Mosca: l’asse Salvini-Putin e le mosse della grande finanza internazionale
31 maggio 2018
I rapporti fra la Lega e il “regime” in Russia di Vladimir Putin. Fa pensare
e riflettere il bell’articolo dell’Avvenire di oggi, il quotidiano dei Vescovi.
“Molto si è detto e scritto – scrive Avvenire – in questi giorni, sul no di
Mattarella a Savona come ministro dell’Economia di un eventuale governo
Lega-M5s per le sue tesi fortemente euroscettiche. Ma ad agitare ancor più i
pensieri delle cancellerie di tutta Europa (e anche del Quirinale) è un altro
scenario, noto da tempo eppure stranamente rimasto sotto traccia nel dibattito
nazionale: il legame di Matteo Salvini con Russia Unita, il partito nato nel
2001 per sostenere Vladimir Putin. L’ultimo allarme l’ha lanciato, domenica
scorsa, Armin Schuster, il presidente (della Cdu) della commissione Servizi del
Bundestag, il Parlamento tedesco: un governo giallo-verde non sarebbe motivo di
«interrompere» la cooperazione nell’intelligence con Roma, ma nelle vicende che
coinvolgono Mosca i contatti potrebbero essere condotti «diversamente» da come
avviene ora. Alla base di questa ‘relazione pericolosa’ c’è persino un testo
ufficiale, una sorta di altro contratto (come quello siglato con i
pentastellati): un «Accordo sulla cooperazione e collaborazione» fra i due
partiti. Il testo, in 10 punti, è riportato dal libro ‘Da Pontida a Mosca’,
scritto da Fabio Sapettini e Andrea Tabacchini”.
In definita, Salvini (in un governo con i 5 Stelle) potrebbe quasi
sicuramente riaprire le relazioni con il governo di Putin, un governo come è
noto accusato da tutti i Paesi dell’Europa occidentale e dagli Stati Uniti di
aver interferito nelle elezioni tramite fake news e di aver colpito i suoi
nemici (basta pensare ai casi del polonio radioattivo denunciati in Gran
Bretagna contro ex-spie nemiche giurate di Putin). C’è da dire che proprio ieri
Salvini ha detto di ritenere “Putin uno degli uomini di Stato migliori”, forse
dimenticando le accuse dei Paesi occidentali contro il presidente sovietico e i
metodi utilizzati contro i suoi oppositori politici.
Ma c’è un ulteriore elemento di riflessione finanziaria che questa
rubrica vuole inserire nel dibattito: gli Stati Uniti si sono ormai apertamente
messi contro il governo russo di Putin, malgrado le accuse di collusione con
Trump, comminando sanzioni a Mosca e agli oligarchi. C’è dunque da farsi una
semplice domanda. Se davvero il nuovo governo Lega-5Stelle riaprirà a Mosca,
come si comporteranno gli investitori internazionali (in gran parte americani e
inglesi) che comprano i nostri titoli e il debito italiano? Basta pensare che
di recente grandi fondi istituzionali hanno addirittura ceduto le loro quote
azionarie in aziende russe, anche se quotate all’estero, per venire incontro
alle sanzioni comminate dall’amministrazione americana agli oligarchi. Non c’è dunque
un rischio che i grandi investitori americani (un caso emblematico è Blackrock)
cominceranno a sottopesare l’Italia nei loro portafogli in caso di aperture a
Mosca che non siano in sintonia con la Ue e con gli Stati Uniti? E’ uno dei
rischi della rottura di un’alleanza che finora è sempre stata comune contro
Mosca. Del resto l’avvertimento è arrivato proprio dal finanziere americano
George Soros: “Il nuovo governo italiano è troppo vicino alla Russia, e gli
italiani hanno il diritto di sapere se Salvini è stato finanziato da Mosca” ha
spiegato Soros dal palco del Festival dell’Economia di Trento.
Ma torniamo alla bella inchiesta dell’Avvenire. “Era poco più di un anno fa
– spiega il settimanale – ai primi di marzo del 2017, Salvini era nella
capitale russa. Da una parte del tavolo c’era lui, dall’altra Sergey
Zheleznyak, 48enne vicesegretario per le relazioni internazionali del partito
putiniano, per firmare questo documento: un impegno a promuovere le relazioni
fra le due parti, con seminari, convegni, viaggi, basato su un «partenariato
paritario e confidenziale», termine, quest’ultimo, quanto mai singolare per la
diplomazia internazionale. Uno scambio quanto mai ampio, che comprende anche le
«esperienze in attività legislative». Una rete fitta che ha anche alimentato il
sospetto, sempre seccamente smentito da Salvini, di finanziamenti diretti di
Putin alla Lega, partito peraltro in difficoltà economica. Qual è, allora, lo
scopo di questa alleanza? Interessante è l’opinione di Nona Mikhelidze, analista
dello Iai (Istituto affari internazionali), riportata lo scorso gennaio dal
sito Formiche: «Il Cremlino sa che l’Italia non può uscire da un giorno
all’altro dall’Ue. L’obiettivo per il momento è creare caos, ingovernabilità,
aiutare quelle forze sovraniste che, per costituzione, chiedono meno Europa»”.
Guarda caso, conferma Avvenire, “esattamente lo scenario che si sta
realizzando in queste settimane in Italia. In effetti, la drammatizzata ipotesi
di uscita dall’euro sarebbe comunque un processo complesso da portare avanti.
Molto più agevole ‘creare’ disordine. Come il primo tempo di una partita.
Mettere in crisi la moneta unica resta infatti la via migliore per indebolire
l’Europa. Per minarla dalle fondamenta. Un interesse prioritario per la Russia,
penalizzata dalle sanzioni Ue in vigore da marzo 2014 e per ora prorogate fino
a fine luglio. Senza un Paese ‘forte’ come l’Italia, le sanzioni non potrebbero
essere rinnovate (sono votate all’unanimità). Non a caso il «ritiro immediato
delle sanzioni» è previsto nello scarno capitolo ‘Esteri’ del contratto
gialloverde. In questo filone, la figura di Paolo Savona, economista
d’esperienza e stimato (anche e proprio per la sua linea sull’Unione Europea),
non è casuale, ma può acquisire un ruolo funzionale nello scacchiere
predisposto da Salvini. D’altronde Savona non è noto solo per i suoi
riferimenti storici al nazismo dei tedeschi (non graditi sul Colle). Sulla
Russia, in un’intervista a Libero, ecco cosa diceva: «Putin è realista. È
contrario a un’Europa che lo danneggi. E questa lo danneggia»”.
E qui i riflettori vanno appunto su Paolo Savona. “Anche
l’ex ministro del governo Ciampi – dice Avvenire – ha legami storici col mondo
russo, coltivati durante la presidenza di Impregilo negli anni Duemila. Ecco
che dietro l’opposizione alla figura di Savona – e all’esecutivo
leghista-grillino – si può leggere in filigrana la volontà di contrastare un
disegno geopolitico orientato a mutare gli equilibri in Europa. Il tramite
dell’infatuazione filo-russa del Carroccio è il giornalista Gianluca Savoini,
già collaboratore di Salvini e presidente dell’associazione ‘Lombardia Russia’.
Prende le mosse nel 2013: da allora, ogni passo politico del Matteo in camicia
verde ha ricevuto una qualche ‘benedizione’ russa. Quando, a dicembre 2013, è
eletto segretario nel congresso di Torino fra i presenti c’è Viktor Zubarev,
parlamentare russo. Da lì cominciano i contatti diretti fra Salvini e Putin. Il
17 ottobre 2014 il leader russo è a Milano per il vertice Asem e, a costo di
far aspettare l’amico Berlusconi, incontra per 20 minuti in un hotel il capo
lumbard: «Certo, bere un caffè con Putin…», commenta un emozionato Salvini.
Segue una lunga serie di ‘pellegrinaggi’ a Mosca. Una ragnatela di contatti.
Una settimana fa Salvini era a San Pietroburgo, al forum internazionale,
assieme a Paolo Grimoldi, altro deputato leghista che funge da trait-d’union
sull’asse Milano-Mosca”.
Analisi. La rete fra
la Lega e Putin dietro l'Italia «giallo-verde»
Non c’è solo
la battaglia su Savona I timori legati al testo siglato nel 2017 che prevede un
«partenariato confidenziale» Il tema sanzioni e le 'influenze' sulle elezioni
Eugenio
Fatigante giovedì 31 maggio 2018
Molto si è detto e scritto, in questi giorni, sul no di Mattarella a Savona
come ministro dell’Economia di un eventuale governo Lega-M5s per le sue tesi
fortemente euroscettiche. Ma ad agitare ancor più i pensieri delle cancellerie
di tutta Europa (e anche del Quirinale) è un altro scenario, noto da tempo
eppure stranamente rimasto sotto traccia nel dibattito nazionale: il legame di Matteo
Salvini con Russia Unita, il partito nato nel 2001 per sostenere Vladimir
Putin.
L’ultimo allarme l’ha lanciato, domenica scorsa, Armin Schuster, il
presidente (della Cdu) della commissione Servizi del Bundestag, il Parlamento
tedesco: un governo giallo-verde non sarebbe motivo di «interrompere» la
cooperazione nell’intelligencecon Roma, ma nelle vicende che coinvolgono Mosca
i contatti potrebbero essere condotti «diversamente» da come avviene ora. Alla
base di questa 'relazione pericolosa' c’è persino un testo ufficiale, una sorta
di altro contratto (come quello siglato con i pentastellati): un «Accordo sulla
cooperazione e collaborazione» fra i due partiti. Il testo, in 10 punti, è
riportato dal libro 'Da Pontida a Mosca', scritto da Fabio Sapettini e
Andrea Tabacchini.
Era poco più di un anno fa: ai primi di marzo del 2017, Salvini era nella
capitale russa. Da una parte del tavolo c’era lui, dall’altra Sergey
Zheleznyak, 48enne vicesegretario per le relazioni internazionali del
partito putiniano, per firmare questo documento: un impegno a promuovere le
relazioni fra le due parti, con seminari, convegni, viaggi, basato su un
«partenariato paritario e confidenziale», termine, quest’ultimo, quanto mai
singolare per la diplomazia internazionale.
Uno scambio quanto mai ampio, che comprende anche le «esperienze in attività
legislative». Una rete fitta che ha anche alimentato il sospetto, sempre
seccamente smentito da Salvini, di finanziamenti diretti di Putin alla Lega,
partito peraltro in difficoltà economica. Qual è, allora, lo scopo di questa
alleanza? Interessante è l’opinione di Nona Mikhelidze, analista dello
Iai (Istituto affari internazionali), riportata lo scorso gennaio dal sito Formiche:
«Il Cremlino sa che l’Italia non può uscire da un giorno all’altro dall’Ue.
L’obiettivo per il momento è creare caos, ingovernabilità, aiutare quelle forze
sovraniste che, per costituzione, chiedono meno Europa».
Guarda caso, esattamente lo scenario che si sta realizzando in queste
settimane in Italia. In effetti, la drammatizzata ipotesi di uscita dall’euro
sarebbe comunque un processo complesso da portare avanti. Molto più agevole
'creare' disordine. Come il primo tempo di una partita. Mettere in crisi la
moneta unica resta infatti la via migliore per indebolire l’Europa. Per minarla
dalle fondamenta. Un interesse prioritario per la Russia, penalizzata dalle
sanzioni Ue in vigore da marzo 2014 e per ora prorogate fino a fine luglio.
Senza un Paese 'forte' come l’Italia, le sanzioni non potrebbero essere
rinnovate (sono votate all’unanimità). Non a caso il «ritiro immediato delle
sanzioni» è previsto nello scarno capitolo 'Esteri' del contratto gialloverde.
In questo filone, la figura di Paolo Savona, economista d’esperienza e stimato
(anche e proprio per la sua linea sull’Unione Europea), non è casuale, ma può
acquisire un ruolo funzionale nello scacchiere predisposto da Salvini. D’altronde
Savona non è noto solo per i suoi riferimenti storici al nazismo dei tedeschi
(non graditi sul Colle). Sulla Russia, in un’intervista a Libero, ecco
cosa diceva: «Putin è realista. È contrario a un’Europa che lo danneggi. E
questa lo danneggia».
Anche l’ex ministro del governo Ciampi ha legami storici col mondo russo,
coltivati durante la presidenza di Impregilo negli anni Duemila. Ecco che
dietro l’opposizione alla figura di Savona – e all’esecutivo leghista-grillino
– si può leggere in filigrana la volontà di contrastare un disegno geopolitico
orientato a mutare gli equilibri in Europa. Il tramite dell’infatuazione
filo-russa del Carroccio è il giornalista Gianluca Savoini, già
collaboratore di Salvini e presidente dell’associazione 'Lombardia Russia'.
Prende le mosse nel 2013: da allora, ogni passo politico del Matteo in camicia
verde ha ricevuto una qualche 'benedizione' russa.
Quando, a dicembre 2013, è eletto segretario nel congresso di Torino fra i
presenti c’è Viktor Zubarev, parlamentare russo. Da lì cominciano i contatti
diretti fra Salvini e Putin. Il 17 ottobre 2014 il leader russo è a Milano per
il vertice Asem e, a costo di far aspettare l’amico Berlusconi, incontra per 20
minuti in un hotel il capo lumbard: «Certo, bere un caffè con Putin...»,
commenta un emozionato Salvini. Segue una lunga serie di 'pellegrinaggi' a
Mosca. Una ragnatela di contatti. Una settimana fa Savoini era a San
Pietroburgo, al forum internazionale, assieme a Paolo Grimoldi, altro deputato
leghista che funge da trait-d’union sull’asse Milano-Mosca. Non
coinvolto in questa rete, ma molto attivo è poi Luigi Scordamaglia, dinamico
presidente di Federalimentare e sorta di 'ufficiale di collegamento' fra il
mondo imprenditoriale del Nord e la Lega per la sua attenzione al tema
sanzioni, che penalizzano soprattutto l’agroalimentare.
I timori non sono legati solo agli assetti economici, però. Molto forti sono
anche quelli per le 'bufale' mediatiche che influenzano le elezioni e i
sommovimenti occidentali. Nei 'Palazzi' della politica si ricorda a esempio
che, secondo inchieste giornalistiche, l’80% dei tweet a favore
dell’indipendenza della Catalogna sono arrivati da account russi o
venezuelani. E c’è chi ricorda che, in ogni caso, il nostro 'ancoraggio' agli
Stati Uniti deve prevalere. Per una ragione semplice: l’interscambio
commerciale fra Usa e Italia prima delle sanzioni era 10 volte più grande di
quello con Mosca. Grandezze profondamente diverse che fanno riflettere davanti
al rischio di uno spostamento degli equilibri.
Matteo Salvini, l’amico di Mosca
giovedì 07 giugno 2018 ore 13:11
I legami tra la Lega di Matteo Salvini e la Russia di Valdimir Putin sono
ben noti. La stampa italiana ne ha scritto nelle ultime settimane. Noi
ne abbiamo parlato con Krekò Péter, direttore del Capital
Institute di Budapest, un think tank d’orientamento liberale. Nel 2015, questo
istituto di ricerche sociali e politiche pubblicò un rapporto sui rapporti tra il Cremlino e i partiti
dell’estrema destra europea. Nella lista, anche la Lega Nord. Un legame che si
è sviluppato con forza negli ultimi anni. Come si vede in questi giorni, con la
nascita a Roma del governo giallo-verde. Uno dei primi passi del Presidente del
Consiglio Giuseppe Conte è stata l’apertura alla Russia.
Nel corso degli anni si è parlato anche di un rapporto economico tra la
Russia e la Lega. Péter non può confermarlo.
Quello che abbiamo scritto nel rapporto riguarda i rapporti tra il Cremlino
e i partiti dell’estrema destra europea. Non abbiamo parlato in modo specifico
di finanziamenti da parte della Russia nei confronti di queste forze politiche;
abbiamo detto che in alcuni casi c’è il sospetto che soldi siano passati dalle
casse di Mosca a quelle di alcune di questi partiti.
Per quanto riguarda la Lega posso solo rilevare che negli ultimi tempi la
stampa italiana e austriaca abbia parlato di finanziamenti. Ma è solo, come
dicevo, un sospetto.
Comunque sia, finanziamenti o no, l’unica cosa certa è che la Lega Nord è stato
uno dei due partiti dell’estrema destra europea ad aver firmato un accordo di
cooperazione e coordinamento con il partito di Vladimir Putin, Russia Unita,
con il quale condivide la stessa visione ideologica – i valori
ultraconservatori cristianni – e con cui è concorde su alcuni temi come, per
esempio, l’annessione della Crimea da parte della Russia.
Quale è l’obiettivo di Vladimir Putin nello stringere rapporti con i
partiti dell’estrema destra europea come la Lega?
È molto chiaro: vuole destabilizzare l’Unione Europea. Questi partiti
diventano i suoi agenti per raggiungere questo obiettivo. I leader di queste
formazioni politiche chiedono a grande voce la fine delle sanzioni nei
confronti della Russia. Sono i “guastatori “di Putin in Europa.
Il presidente russo e il suo ministro degli esteri Lavrov credono che per la
politica di Mosca sia meglio avere un’Europa disarticolata, fatta da nazioni e
non da un’unione. Non è un caso che la prima visita in una paese dell’Ue di
Vladimir Putin sia stata fatta in Austria, dove c’è un governo “amico” di
Mosca, vista la presenza dell’Fpo, partito che insieme al a Lega ha firmato il
patto di cooperazione con Russia Unita.
Mosca preferisce parlare con Vienna e Roma, ora che ci sono i populisti al
governo piuttosto che dialogare con Bruxelles, con l’Unione Europea. Nella
visione di Mosca, l’Ue è il pupazzo degli Usa, ed è in sé, un problema per
Mosca e la sua volontà di ricreare la sfera d’influenza dell’Unione Sovietica.
E adesso che Matteo Salvini è al governo cosa accadrà?
Quello che posso dire è che nessun leader della destra europea ha un
rapporto così intenso con la Russia come quello che ha Matteo Salvini. Un
rapporto personale con Vladimir Putin e una relazione politica molto forte con
il partito del presidente russo. Sappiamo poi che rappresentanti della Lega
sono stati ospitati in Crimea durante il referendum illegittimo per
l’annessione da parte della Russia, organizzato dal Cremlino e dai separatisti
russi. Ci sono state poi molte municipalità guidate dalla Lega che hanno
riconosciuto l’annessione della Crimea.
Ora che Matteo Salvini è al governo penso che non ci debba aspettare un immediato
cambiamento di politica estera. Ci saranno aperture a Mosca, ma non quella
radicale mutazione di rotta che potrebbe arrivare, invece, più tardi. L’Austria
ha criticato le sanzioni; anche Roma lo ha fatto. L’Italia è un paese grande,
con un forte peso in Europa. Ma penso che comunque l’Ue abbia tutti la
possiblità di “respingere” un’eventuale offensiva su questo tema da parte degli
amici di Putin nella Ue.
Cosa farà il nuovo governo italiano per la Russia
Difficile dirlo ora. Mi aspetto che venga organizzato un incontro ad alto
livello tra il presidente del consiglio Conte e il Cremlino. C’è da ricordare
che la politica italiana nei confronti di Mosca è sempre stata molto
comprensiva. Silvio Berlusconi è un altro grande amico di Vladimir Putin. Ci
saranno altre discussioni sulle forniture energetiche russe all’Italia.
Scommetto che discuteranno anche delle sanzioni, ma penso che Roma non si
azzarderà a toglierle da solo.
Ma c’è un coordinamento tra il Cremlino e il leader della Lega Matteo
Salvini ?
Noi non abbiamo prove che il Cremlino “guidi” la politica estera del governo
italiano o di quello austriaco. Abbiamo il sospetto che in alcuni casi, come
per esempio quello ungherese, il governo di Budapest abbia preso dei
provvedimenti che oggettivamente siano andati a beneficio della Russia.
Però non possiamo dire che anche in questo caso Putin sia stato il burattinaio.
C’è un altra cosa. Quando sei un partito dell’opposizione, magari piccolo, è
più “facile” fare politica a favore della Russia. Ed è anche più facile avere
bisogno della Russia. Quando vai al governo le cose possono cambiare. Però c’è
una cosa che noi non sappiamo: oltre all’accordo ufficiale tra i due partiti,
Lega e Russia Unita, esiste qualche cosa d’altro? C’è qualche patto segreto?
Aggiornato lunedì 11 giugno 2018
ore 10:43
1 commento:
https://www.ilpost.it/2018/02/20/fabbrica-troll-russia-san-pietroburgo/
https://www.nytimes.com/2018/02/18/world/europe/russia-troll-factory.html
https://www.washingtonpost.com/news/worldviews/wp/2018/02/17/a-former-russian-troll-speaks-it-was-like-being-in-orwells-world/?utm_term=.307c065a7c1f
https://www.nytimes.com/interactive/2018/02/16/us/politics/russia-propaganda-election-2016.html
https://it.wikipedia.org/wiki/Internet_Research_Agency
https://en.wikipedia.org/wiki/Internet_Research_Agency
https://www.rollingstone.it/politica/dentro-la-fabbrica-dei-troll-russi/423369/
https://www.lastampa.it/2018/08/06/esteri/nella-fabbrica-dei-troll-di-san-pietroburgo-dobbiamo-creare-disordine-in-occidente-J6TSRLgC1HeKXpUlHasExN/premium.html
https://www.lastampa.it/2017/10/20/tecnologia/ecco-come-funzionava-la-fabbrica-dei-troll-del-russiagate-a7sBKiVW1r2PDlu6d7WsTK/pagina.html
https://www.stopfake.org/it/la-fabbrica-dei-troll-dentro-gli-uffici-della-dezinformatsija/
https://globalist.it/media/2018/08/02/una-fabbrica-dei-troll-russa-per-sostenere-la-destra-populista-italiana-2028873.html
https://video.repubblica.it/dossier/elezioni-europee-2019/quasi-amici-salvini-e-i-sovranisti-europei-i-democratici-svedesi-mai-insieme-a-chi-e-sostenuto-dalla-russia/329230/329828
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