Il Blog delle malefatte sindacali a Malpensa (e non solo)

sabato 17 novembre 2018

Facce da troll...


Perdoneremo mai a Saviano l’essere diventato ricco grazie al suo talento?
Il settimanale Panorama pubblica un’inchiesta sull’autore di Gomorra “stupendoci” con i suoi guadagni – 13 milioni in 10 anni – e l’acquisto di una casa a New York
WIRED - 15 Nov, 2018

In un paese normale, uno scrittore che ha venduto milioni di copie, che è stato tradotto in tutto il mondo, dai cui libri sono stati tratti film e serie tv, sarebbe un orgoglio nazionale. A maggior ragione se tutta questa notorietà è stata conquistata da un ragazzo cresciuto a Casal di Principe e che ha pubblicato un best seller mondiale, all’età di 27 anni, attaccando frontalmente la camorra.
E invece no; in Italia, ormai, Roberto Saviano è una delle figure più attaccate dalla destra e dai giornali che a quell’area fanno riferimento. Ma quale sarebbe la sua colpa? Ai tempi, Silvio Berlusconi lo accusava spesso di “sporcare l’immagine dell’Italia” (come se la cosa grave non fosse che una parte del nostro paese è governato dalla malavita, ma avere il coraggio di denunciarlo); oggi gli attacchi allo scrittore si concentrano soprattutto su due aspetti: la casa a Manhattan e la vita sotto scorta.
Ma c’è una novità: in una sua “inchiesta” (ripresa ampiamente anche da Il Giornale), Panorama fa le pulci ai guadagni di Saviano; arrivato a incassare – tra libri, diritti d’autore e contratti con varie case di produzione – circa 13 milioni di euro in più di dieci anni.
Dovremmo forse stupirci di una cosa del genere? Dovrebbe essere sorprendente che l’autore di uno dei libri più venduti al mondo dei tempi recenti sia diventato ricco? Eppure, sono proprio le scelte lessicali utilizzate da Panorama che fanno capire come i guadagni di uno scrittore di fama planetaria vengano visti (da loro) come una colpa: “Saviano si è portato a casa intorno ai 13 milioni di euro”; scrive infatti il settimanale.
Come se fosse una cosa di cui vergognarsi; come se – essendo diventato ricco grazie al suo lavoro – non avesse più diritto di difendere i migranti o l’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano. Come se queste cose fossero in contraddizione tra di loro. Accuse che fanno ridere a maggior ragione perché arrivano da un settimanale dalla forte impronta liberista, che dovrebbe apprezzare chi conquista lauti compensi nell’impresa privata, ma invece espone al pubblico ludibrio Saviano per i guadagni ottenuti grazie al suo lavoro nel mondo.
Non manca, ovviamente, un riferimento alla celebre casa di Manhattan. Sempre secondo Panorama, Saviano avrebbe la totalità “del capitale di una società americana che vale più o meno un milione di euro e che potrebbe essere un’immobiliare”. Bene, c’è qualcosa di sospetto in tutto ciò? Fa male Saviano a investire i suoi soldi e comprarsi la casa che vuole nella città che preferisce? C’è qualcosa di immorale nel decidere di vivere a New York in un (immagino) bellissimo appartamento che i propri guadagni consentono di acquistare?
Ricapitolando, le terribili colpe di Saviano sono di essere uno scrittore di successo che ha deciso di vivere a New York. E che tutto questo lo ha conquistato mettendo alla berlina la camorra e, di conseguenza, a rischio la propria vita. E pensare che a Manhattan ha vissuto per lungo tempo anche una beniamina della destra come Oriana Fallaci; perché in quel caso non era una colpa? Forse solo agli scrittori con determinate posizioni politiche è vietato vivere “in un attico a New York”?
D’altra parte, l’odio di una certa destra per Saviano ha origini lontane. In particolare, la Lega oggi guidata da Salvini soffrì moltissimo il fatto che Saviano, per primo, denunciò la forte presenza della malavita organizzata al nord. Oggi, l’esistenza della ‘ndrangheta in Lombardia e altrove viene data per scontata; ma non era così nel 2010, quando Saviano tenne un monologo da Fabio Fazio in cui parlò della mafia calabrese in Lombardia e dei suoi rapporti con la politica. Un discorso talmente inaccettabile che l’allora ministro degli Interni Roberto Maroni chiese (e ottenne) di poter replicare alle parole di Saviano sempre durante il programma di Fazio.
Insomma, Saviano ha conquistato il suo successo raccontando la camorra, facendo nomi e cognomi dei camorristi direttamente in piazza a Casal di Principe (davanti a migliaia di persone), portando l’attenzione dell’opinione pubblica sulla presenza della malavita anche al nord. Una figura di questo tipo, ha la scorta. Messa così, sembra la cosa più normale del mondo. E invece no. Non secondo Panorama: perché “non si sa bene chi ha davvero minacciato Roberto Saviano” e “i documenti che dovrebbero dimostrare il pericolo, e la sua attualità dopo 12 anni di protezione ininterrotta, non ci sono. Nessuno li ha mai visti”. Ritornano in mente le parole di Giovanni Falcone, quando – molto amaramente – si chiese in una trasmissione tv: “Per essere credibili bisogna essere ammazzati?”.
Qual è davvero la colpa di Saviano? Probabilmente, il suo successo suscita parecchia invidia a scrittori e giornalisti che si considerano più dotati di lui ma hanno guadagnato molto meno di 13 milioni di euro in 10 anni. O forse, la sua colpa più tremenda è quella di aver chiamato “buffone” Matteo Salvini in un video visto milioni di volte. Si sa, per chi si presenta come l’uomo forte al comando, non c’è niente di più pericoloso che essere sminuito con appellativi di questo tipo (ancora più, forse, del “ministro della malavita”).
Sarebbe bello vivere in un paese in cui le polemiche su Saviano si concentrano solo ed esclusivamente sulle accuse di aver copiato ampi stralci di Zero Zero Zero o sulla qualità dei suoi ultimi sforzi letterari. Insomma, sul suo lavoro di scrittore. Ma questo potrebbe succedere solo in un paese normale; non certo in Italia.

Senato, Gasparri non può essere processato. Saviano: "I fascisti scappano e complimenti al Pd"

Negata l'autorizzazione a procedere per l'esponente forzista che aveva definito lo scrittore un pregiudicato ed era per questo stato querelato. Saviano attacca i dem che hanno votato con la Lega. La difesa del Pd: "Abbiamo seguito le indicazioni della Consulta"
di LIANA MILELLA
Tra Saviano e Gasparri, appoggiato dalla Lega e da Forza Italia, il Pd sceglie di non stare con lo scrittore anticamorra, ma di schierarsi con il centrodestra e il senatore forzista ben conosciuto per le sue intemperanze verbali. E consente che dare del "pregiudicato" a Saviano, che tale non è, non configuri una diffamazione meritevole di essere giudicata dalla magistratura. Così, nella giunta per le immunità parlamentari del Senato, il Pd vota con Fi e Lega a favore di Maurizio Gasparri e contro Roberto Saviano per negare l'autorizzazione chiesta dalla procura di Roma.
Saviano reagisce indignato e in un post su Facebook scrive: "Nulla di nuovo. È storicamente accertato che i fascisti, messi di fronte alle proprie responsabilità, scappano in maniera disonorevole. Quanto al Pd, mi viene da chiedere: quindi Gasparri, mentre dal divano di casa mi diffamava, era nell'esercizio delle sue funzioni parlamentari? Complimenti! Il vostro scientifico perseguire la perdita di ogni credibilità verrà sicuramente studiato in futuro sotto la dicitura "strategie di dissoluzione".

2 commenti:

Alessandro Mazzucco ha detto...


La leghista dei «forni» e delle «ruspe» presidente della Commissione diritti umani
La senatrice Stefania Pucciarelli viene eletta alla presidenza. E la sinistra polemizza sui suoi controversi messaggi che pubblicò sui social network
Redazione (ACF)
mercoledì 14 novembre 2018 15:18

Stefania Pucciarelli, senatrice della Lega e presidente della Commissione diritti umani (Luca Zennaro | ANSA)

ROMA – Ha scatenato nuove proteste, a sinistra, l'elezione della presidente della Commissione per la tutela dei diritti umani: la senatrice leghista Stefania Pucciarelli. Un nome che non piace all'opposizione per via di alcuni episodi piuttosto controversi che l'hanno vista protagonista sui social network.
Quei messaggi che creano polemica
Come quando, nel 2017, mise il suo mi piace ad un commento pubblicato sul suo profilo Facebook in cui un utente aveva scritto: «Vogliono la casa popolare, un forno gli darei». L'esponente della Lega spiegò che si era trattato di una semplice distrazione e cancellò il like, ma fu comunque colpita da una querela. O come quando, pochi giorni fa, aveva commentato, sempre su Facebook, l'intervento delle ruspe per sgomberare il campo nomadi di Castelnuovo Magra, con queste parole: «Un altro passo avanti per ristabilire la legalità». Secondo il suo partito, la Pucciarelli «saprà attendere ai compiti cui è chiamata dedicandosi con imparzialità, rispetto istituzionale e grande attenzione verso una tematica trasversale e di fondamentale importanza per la convivenza civile delle moderne democrazie», grazie alla sua «comprovata esperienza politica» e al suo «spiccato senso di responsabilità».
Gli attacchi da sinistra
Ma questi suoi precedenti molto criticati le hanno attirato una pioggia di polemiche da parte del Partito democratico: «Complimenti, un'esperta del settore», ha ironizzato Emanuele Fiano, deputato dem. «A questo punto penso lo facciano proprio per sfregio», ha rincarato la dose la sua collega di partito Alessia Morani. «Nota xenofoba, è il segno di una vergognosa irrisione delle vittime di violazione dei diritti», ha chiosato Gennaro Migliore. E, da Liberi e Uguali, anche l'ex presidente della Camera Laura Boldrini ha levato la sua voce: «Aveva messo un like su un post in cui si parlava di 'forni per i migranti'. Attualmente è sotto processo per istigazione all’odio razziale. Oggi, grazie anche ai voti del Movimento 5 Stelle, la senatrice leghista Stefania Pucciarelli è stata eletta presidente della Commissione per i diritti umani del Senato, quella presieduta nella scorsa legislatura da Luigi Manconi. Tutti i giorni un nuovo passo verso una deriva culturale e politica. Ma dove vogliono portare il nostro Paese?».

Anonimo ha detto...

"Prima sono i governi precedenti, poi l'Europa, ora sono i migranti, i rom, poi vengono attaccati gli scrittori e i giornalisti che non sono d'accordo e che provano a scardinare uno storytelling che vorrebbe la politica italiana mai colpevole di niente: si riesce a spacciare per nuovo un partito come la Lega che ha all'attivo decenni di malgoverno, una truffa allo stato milionaria, rapporti con la 'ndrangheta e conti correnti sequestrati" (R. Saviano)