Il Papa: “Tutti i populismi nascono dall’odio”
L’appello di Francesco ai giovani e il riferimento al nazismo: “Studiate la storia, anche Hitler iniziò così”
Aggressioni odio mancaza di umanità: oggi è in atto la terza guerra mondiale a pezzetti
Il cimitero europeo si chiama Mediterraneo
La chiusura è l’inizio del suicidio
L’appello di Francesco ai giovani e il riferimento al nazismo: “Studiate la storia, anche Hitler iniziò così”
Aggressioni odio mancaza di umanità: oggi è in atto la terza guerra mondiale a pezzetti
Il cimitero europeo si chiama Mediterraneo
La chiusura è l’inizio del suicidio
La Stampa 24.10.18
di Andrea Tornielli
«I giovani sappiano come cominciano i populismi: seminando odio. Devono capire come cresce un populismo, ad esempio quello di Hitler…». Francesco, alla presentazione del libro La saggezza del tempo curato da padre Antonio Spadaro risponde alla domanda di una donna di 83 anni che fa scuola ai rifugiati e si dice colpita dalla «durezza e dalla crudeltà» con cui vengono trattati. È l’occasione per il Papa di tornare a parlare dei rischi del populismo e dell’importanza di imparare dal passato. «Non voglio discutere di politica, parlo dell’umanità - gli dice Fiorella Bacherini - Com’è facile far crescere l’odio tra la gente. E mi vengono in mente i momenti e i ricordi di guerra che ho vissuto da bambina».
Francesco invita ad ascoltare gli anziani sopravvissuti. «È importante che i giovani conoscano il risultato delle due guerre del secolo scorso. È un tesoro negativo, ma un tesoro da trasmettere per creare delle coscienze. Che i giovani conoscano questo perché non cadano nello stesso errore». Bergoglio spiega che è importante «capire come cresce un populismo, ad esempio quello di Hitler nel 1922 e 1923». È fondamentale che i giovani «sappiano come cominciano i populismi: seminando odio. Non si può vivere seminando odio».
«Che cosa faccio io - si domanda il Papa - quando vedo che il Mediterraneo è un cimitero? Dico la verità: soffro, prego e parlo. Non dobbiamo accettare questa sofferenza, non dobbiamo limitarci a dire: si soffre dappertutto… Oggi c’è la terza guerra mondiale a pezzetti. Guardate i posti di conflitto: mancanza di umanità, aggressione, odio, fra culture, fra tribù. Anche la religione deformata per poter odiare meglio. La terza guerra mondiale è in corso, credo di non esagerare in questo. Seminare odio è un cammino di distruzione, di suicidio. Questo si può coprire con tanti motivi. Quel ragazzo del secolo scorso (Hitler, ndr) nel 1922 lo copriva con la purezza della razza… Ora con i migranti: accogliere il migrante è un mandato biblico, perché Gesù è stato migrante in Egitto. L’Europa è stata fatta dai migranti. Poi l’Europa ha coscienza che nei momenti brutti, altri Paesi come l’America hanno ricevuto i migranti europei. Prima di dare un giudizio sulle migrazioni, dobbiamo riprendere la nostra storia europea. Io sono figlio di migranti che sono andati in Argentina. In America ci sono tanti che hanno cognome italiano, migranti ricevuti col cuore e la porta aperta. La chiusura è l’inizio del suicidio».
Infine Francesco è tornato a ripetere che i migranti «si devono accogliere e accompagnare, ma si devono soprattutto integrare. Se noi accogliamo così, senza integrazione, non facciamo un buon servizio. Serve l’integrazione. Un governo deve avere il cuore aperto per ricevere, le strutture adatte per compiere il cammino dell’integrazione e anche la prudenza di dire: fino a qui posso, di più non posso». E «bisogna che tutta l’Europa si metta d’accordo, non che tutto il peso sia portato solo da Paesi come l’Italia o la Grecia… Il nuovo cimitero europeo, si chiama Mediterraneo, si chiama Egeo».
«I giovani sappiano come cominciano i populismi: seminando odio. Devono capire come cresce un populismo, ad esempio quello di Hitler…». Francesco, alla presentazione del libro La saggezza del tempo curato da padre Antonio Spadaro risponde alla domanda di una donna di 83 anni che fa scuola ai rifugiati e si dice colpita dalla «durezza e dalla crudeltà» con cui vengono trattati. È l’occasione per il Papa di tornare a parlare dei rischi del populismo e dell’importanza di imparare dal passato. «Non voglio discutere di politica, parlo dell’umanità - gli dice Fiorella Bacherini - Com’è facile far crescere l’odio tra la gente. E mi vengono in mente i momenti e i ricordi di guerra che ho vissuto da bambina».
Francesco invita ad ascoltare gli anziani sopravvissuti. «È importante che i giovani conoscano il risultato delle due guerre del secolo scorso. È un tesoro negativo, ma un tesoro da trasmettere per creare delle coscienze. Che i giovani conoscano questo perché non cadano nello stesso errore». Bergoglio spiega che è importante «capire come cresce un populismo, ad esempio quello di Hitler nel 1922 e 1923». È fondamentale che i giovani «sappiano come cominciano i populismi: seminando odio. Non si può vivere seminando odio».
«Che cosa faccio io - si domanda il Papa - quando vedo che il Mediterraneo è un cimitero? Dico la verità: soffro, prego e parlo. Non dobbiamo accettare questa sofferenza, non dobbiamo limitarci a dire: si soffre dappertutto… Oggi c’è la terza guerra mondiale a pezzetti. Guardate i posti di conflitto: mancanza di umanità, aggressione, odio, fra culture, fra tribù. Anche la religione deformata per poter odiare meglio. La terza guerra mondiale è in corso, credo di non esagerare in questo. Seminare odio è un cammino di distruzione, di suicidio. Questo si può coprire con tanti motivi. Quel ragazzo del secolo scorso (Hitler, ndr) nel 1922 lo copriva con la purezza della razza… Ora con i migranti: accogliere il migrante è un mandato biblico, perché Gesù è stato migrante in Egitto. L’Europa è stata fatta dai migranti. Poi l’Europa ha coscienza che nei momenti brutti, altri Paesi come l’America hanno ricevuto i migranti europei. Prima di dare un giudizio sulle migrazioni, dobbiamo riprendere la nostra storia europea. Io sono figlio di migranti che sono andati in Argentina. In America ci sono tanti che hanno cognome italiano, migranti ricevuti col cuore e la porta aperta. La chiusura è l’inizio del suicidio».
Infine Francesco è tornato a ripetere che i migranti «si devono accogliere e accompagnare, ma si devono soprattutto integrare. Se noi accogliamo così, senza integrazione, non facciamo un buon servizio. Serve l’integrazione. Un governo deve avere il cuore aperto per ricevere, le strutture adatte per compiere il cammino dell’integrazione e anche la prudenza di dire: fino a qui posso, di più non posso». E «bisogna che tutta l’Europa si metta d’accordo, non che tutto il peso sia portato solo da Paesi come l’Italia o la Grecia… Il nuovo cimitero europeo, si chiama Mediterraneo, si chiama Egeo».
2 commenti:
Il Fatto 25.10.18
Il conformismo degli intellettuali durante la Grande Guerra
A parte rare eccezioni, come Zweig, poeti e filosofi gareggiarono nell’incitamento all’odio
di Paolo Isotta
Fra poco cadrà il centenario della fine dell’immane massacro militare della Prima guerra mondiale: il 4 novembre capitolò l’Impero austro-ungarico, l’11 quello germanico. L’incredibile rimonta di Vittorio Veneto si dovette a un genio militare napoletano, Armando Diaz, visto che fino a quel momento lo stratega di fiducia dei Savoia, il piemontese Cadorna, aveva concepito la guerra solo come una macelleria fine a se stessa; in questo la classe militare inglese e francese non fu da meno. E sarebbe bene, per non dimenticare – sempre che a qualcuno l’insegnamento della storia oggi interessi – che si rivedessero tre meravigliosi films che denunciano in modo tragico e spietato la macelleria: Per il re e per la patria di Losey, Orizzonti di gloria di Kubrick e Uomini contro di Rosi: il suo più bello, insieme con Le mani sulla città.
Dal momento che nel mio scorso articolo ho raccontato per brevi tratti dell’estate da me trascorsa con Stefan Zweig, debbo tornare al Mondo di ieri. I capitoli centrali di queste Memorie – Memorie dello spirito europeo stesso – sono dedicati ai prodromi della guerra e ai suoi anni. La definizione di “guerra civile europea”, ripresa con tanta fortuna da Ernst Nolte, si deve a Zweig. I grandiosi capitoli vanno ricordati anche in relazione al tema del comportamento degli “intellettuali”: la vergogna suscitò nel corso del conflitto, pagine alte e dolenti, più che indignate, del nostro Maestro, e a sua volta suscitò un celebre libro del 1927, Il tradimento dei chierici, nel quale Julien Benda stigmatizza il ruolo degli uomini di cultura, traditori della loro missione: comprendere e far comprendere, giusta l’etimo intelligere.
Zweig ben conosce i poderosi interessi economici che, nella loro crescente e vertiginosa accumulazione, sono la “struttura” dello scoppio della guerra. Ma egli ha chiara la coscienza che a un certo punto la faccenda sfuggì di mano alle stesse diplomazie che la trattarono. L’Italia, non interventista, avrebbe dovuto restare neutrale, e le trattative condotte da Giolitti – chiamato “traditore” dai forsennati – ci avrebbero garantito di più di quel che miseramente ottenemmo col Trattato del Trianon. Gl’interessi di pochi, in primis i Savoia, ci spinsero nel conflitto. E qui non si può che ricordare la sentenza di Sofocle, il dio fa prima uscire di senno coloro che vuol distruggere. Vale anche per tutto il corso del conflitto.
I più alti spiriti europei che per tutta la guerra si adoperarono per la pace immediata sono, oltre il pontefice Benedetto XV, Zweig e Romain Rolland, un grande storico della musica e romanziere francese. Vennero equamente definiti “traditori” dal proprio paese, e andarono vicino all’impiccagione; allo stesso modo che il Papa era il nemico principale di tutti gli schieramenti e il messaggio sull’inutile strage venne censurato in ogni nazione belligerante. Zweig, da un lato, Rolland, dall’altro, si trovarono soli quando tentarono di far firmare un manifesto incitante alla pace. Fra i pochi fratelli spirituali da loro trovati, Benedetto Croce. Non uno aderì; e i poeti, i romanzieri, i filosofi, gareggiarono nell’infamia, nell’incitamento all’odio, nell’inneggiare alla guerra come “sola igiene del mondo”.
La pagina più nera della vita di Gabriele D’Annunzio e di Thomas Mann è proprio qui. Ma se il sommo poeta italiano rischiò la vita e si riscattò coll’impresa pacifica del lancio dei manifestini su Vienna, poi con quella di Fiume, il grande romanziere di Lubecca lo supera in blateramento, e giunge a negare la stessa cultura latina: la base ideologica dell’incitamento all’odio. Mutato il vento, Mann ritrattò; ma continuò a detestare Zweig. La vicenda mostra una terribile verità: l’uomo di cultura, o intellettuale, è labile e dipendente dal potere, oggi persino più che sotto il despotismo di Augusto. È quasi solo servo: per sua natura. Dobbiamo venerare i pochi che non lo sono.
Il post di Rosa Pascale: Desirée “fortunata” perché stuprata e uccisa da migranti
Secondo l’attivista antirazzista e femminista Rosa Pascale, la drogata Desirée, pur nella immensa sfortuna di essere divenuta vittima di uno stupro di gruppo e aver successivamente perso la vita sarebbe stata in qualche modo una ragazza “fortunata”. La sua fortuna, per così dire, risiederebbe nel fatto che ad ammazzarla è stato un gruppo di immigrati extracomunitari clandestini, subito identificati dall’opinione pubblica come mostri. Per questo Desirée avrebbe ricevuto subito lo “status di vittima”, altrimenti, se fossero stati degli italiani a violentarla, il caso della sua morte non sarebbe divenuto virale e, forse, sarebbe passato sotto silenzio come accade a molte altre donne. Era ad un passo da essere considerata ‘una che se l'è cercata’ o ‘una tossica in meno’”, mentre invece adesso la sua famiglia viene addirittura “consolata e rispettata”, invece di essere additata come responsabile della pessima educazione della ragazza. Secondo il ragionamento di Rosa Pascale la “fortuna” di Desirée consisterebbe dunque nel fatto che l’opinione pubblica ha bisogno di un “colpevole accettabile su cui scatenare la rabbia”. E quale migliore obiettivo di un gruppo di extracomunitari clandestini? Quando a violentare una donna sono degli italiani, invece, la vittima diviene spesso lei stessa “colpevole”.
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