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sabato 26 gennaio 2019

Trumputin... Trumputin...


Trump avvera i sogni di Vladimir Putin


5 commenti:

Alessandro Mazzucco ha detto...

L’Europa che rischia un pericoloso declino
L’Ue si salverà se riuscirà a ritrovare l’ambizione di un progetto che i riti dell’unanimità stanno soffocando in un secolo diverso da quello che ne ha visto la nascita

di Francesco Grillo

L’Europa si salva solo se ha il coraggio di cercare le idee per cambiare radicalmente. Solo se riesce a ritrovare l’ambizione che ha nutrito il più bel progetto politico che l’Occidente abbia concepito e che i riti dell’unanimità stanno soffocando. Deve essere questo il nome stesso del programma di chiunque voglia salvare l’Europa dalla sua ora più buia. Ed è, invece, assordante — nello scontro ideologico tra chi difende e chi attacca l’integrazione — il vuoto di proposte su come potrebbe essere un’organizzazione sovranazionale capace di governare un secolo completamente diverso da quello che ne ha visto la nascita.

Un’Europa incapace di riformarsi e decidere. Esclusa, persino, dalla gestione delle crisi di Paesi ad un’ora di volo da Roma o da Berlino. E senza neppure una delle piattaforme digitali attraverso le quali passano le idee che fanno il ventunesimo secolo. E, tuttavia, da quest’Unione non si riesce neppure ad uscire: lo dimostra il fallimento di quella che è, forse, la più preparata classe dirigente del mondo che si è auto intrappolata nel vicolo cieco della Brexit. Assomiglia, oggi, l’Europa ad uno di quei matrimoni all’italiana descritti dai maestri del neorealismo italiano nei film degli anni Sessanta: un’unione fondata sulla retorica del «per sempre» e che, proprio per questo, diventa una gabbia fatta di reciproci tradimenti.

Alessandro Mazzucco ha detto...

-segue

I motivi della crisi sono nel fallimento di un metodo fatto, sin dall’inizio, di integrazioni parziali. Non era ovvio che un’area di libera circolazione delle persone (Schengen) senza un’unica frontiera e un unico regolamento per chi vi volesse entrare dall’esterno, avrebbe reso cronico il conflitto tra Stati sulle migrazioni? Quel metodo fu, in realtà, escogitato — come ammise Jacques Delors — da élite (intellettuali) per convincere altre élite (politiche), facendo la scommessa che l’instabilità delle unioni a metà avrebbero costretto gli Stati a completarle. Quella scommessa è, però, fallita e al suo posto rimane una ragnatela di compromessi basati sul rapporto di convenienza tra politici nazionali che hanno bisogno di un livello europeo per giustificare scelte impopolari e burocrati europei pagati per fare da capro espiatorio.

Tre potrebbero essere gli elementi sui quali costruire una «terza via» tra chi è attaccato ad una prospettiva non più attuale (gli «Stati Uniti d’Europa») e chi l’attacca senza proposte alternative. Innanzitutto, l’Europa deve essere più efficiente: fare meno cose e farle molto meglio. Tra competenze esclusive, concorrenti e di sostegno, l’Unione si occupa di ventisei politiche: praticamente tutte e, tuttavia, anche quelle «esclusive» sono pesantemente condizionate dagli Stati. L’Europa non deve più cadere nella trappola delle aspettative eccessive e concentrare le proprie risorse finanziarie, manageriali e di consenso sulle aree dove è evidente che gli Stati sono troppo piccoli rispetto a dinamiche globali: ad esempio, la regolamentazione delle piattaforme digitali globali o le strategie di contrasto del cambiamento climatico.

In secondo luogo, l’adesione deve essere davvero volontaria ed un atto di responsabilità che coinvolge i cittadini. Ai partiti europeisti italiani sarebbe convenuto, già da tempo, strappare la bandiera della democrazia ai «populisti» e chiedere loro agli italiani se avevano ancora voglia di stare nell’Euro. Molto probabilmente, messi di fronte a scelte assai chiare, gli elettori sanno fare di conto. E anche se ciò non succede (nel caso della Brexit le conseguenze non erano altrettanto nette) dobbiamo ricominciare a pensare che scelte non condivise sono sempre scelte deboli e che la democrazia è un processo rischioso ma di apprendimento collettivo.

In terzo luogo va ribaltata — proprio come per i matrimoni all’italiana — l’idea dell’irreversibilità delle unioni e delle stesse istituzioni. Hegel aveva dello Stato un’idea immanente; nel ventunesimo secolo è fondamentale, invece, provare a organizzare l’esercizio del potere in maniera efficiente e flessibile, concedere velocità differenziate e la possibilità — con un costo ma ordinata — di cambiare idea. Una prospettiva di questo genere passa attraverso accordi assai faticosi. Che però verrebbero accelerati se non escludessimo la possibilità di alleanze completamente nuove che vadano oltre lo schema dei trattati: Francia e Germania sembrano essersene accorte ad Aquisgrana.

L’Europa non rischia di finire perché al suo posto ci sarebbe un baratro che nessuno si può permettere. Rischia, però, ed è molto peggio, di rimanere intrappolata — con i suoi Stati e i suoi Popoli — in un declino che la condannerebbe definitivamente all’irrilevanza e alla sclerosi burocratica. Per ridarle energia abbiamo bisogno di restituirle obiettivi realistici ed entusiasmanti: quelli senza i quali i sogni perdono senso.
27 gennaio 2019 (modifica il 27 gennaio 2019 | 20:12)
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Alessandro Mazzucco ha detto...

https://www.ilpost.it/2018/02/20/fabbrica-troll-russia-san-pietroburgo/

https://www.nytimes.com/2018/02/18/world/europe/russia-troll-factory.html

https://www.washingtonpost.com/news/worldviews/wp/2018/02/17/a-former-russian-troll-speaks-it-was-like-being-in-orwells-world/?utm_term=.307c065a7c1f

https://www.nytimes.com/interactive/2018/02/16/us/politics/russia-propaganda-election-2016.html

https://it.wikipedia.org/wiki/Internet_Research_Agency

https://en.wikipedia.org/wiki/Internet_Research_Agency


https://www.rollingstone.it/politica/dentro-la-fabbrica-dei-troll-russi/423369/

https://www.lastampa.it/2018/08/06/esteri/nella-fabbrica-dei-troll-di-san-pietroburgo-dobbiamo-creare-disordine-in-occidente-J6TSRLgC1HeKXpUlHasExN/premium.html

https://www.lastampa.it/2017/10/20/tecnologia/ecco-come-funzionava-la-fabbrica-dei-troll-del-russiagate-a7sBKiVW1r2PDlu6d7WsTK/pagina.html

https://www.stopfake.org/it/la-fabbrica-dei-troll-dentro-gli-uffici-della-dezinformatsija/

https://globalist.it/media/2018/08/02/una-fabbrica-dei-troll-russa-per-sostenere-la-destra-populista-italiana-2028873.html

https://video.repubblica.it/dossier/elezioni-europee-2019/quasi-amici-salvini-e-i-sovranisti-europei-i-democratici-svedesi-mai-insieme-a-chi-e-sostenuto-dalla-russia/329230/329828

Anonimo ha detto...

https://globalist.it/world/2019/10/06/trump-vuole-l-impeachment-ma-per-il-suo-rivale-mitt-romney-2047293.html

Trump vuole l'impeachment, ma per il suo rivale Mitt Romney

Il miliardario xenofobo contro il repubblicano dello Utah. E Biden attacca: "Ha abusato della politica estera Usa nel tentativo di trarre favori politici da vari Paesi"

6 ottobre 2019

Un essere spregevole: Donald Trump lancia su Twitter l'hashtag #impeachmittromney, anche se i parlamentari non possono essere messi in stato d'accusa.
«Sto sentendo che il grande popolo dello Utah sta pensando che il suo voto per il presuntuoso senatore Mitt Romney sia un grande errore. Sono d'accordo! È uno stupido che sta facendo il gioco dei democratici che non fanno nulla! #impeachmittromney», ha cinguettato.

Romney, ex sfidante sconfitto di Obama alla Casa Bianca, è un esponente repubblicano che non ha mai amato il miliardario xenofobo.
Biden contro Trump - Nel frattempo il candidato di punta democratico per la Casa Bianca Joe Biden sferra un duro attacco a Trump in un editoriale sul Washington Post.
Egli accusa il presidente di usare «la carica più alta del Paese per avanzare i suoi interessi politici personali» minando la sicurezza del Paese e di considerare la presidenza un «lasciapassare per fare ciò che vuole, senza doverne rendere minimamente conto».
«Sappi che non me ne andrò, non distruggerai me e la mia famiglia, e nel novembre 2020 intendo suonartele di santa ragione», scrive. «Quando è troppo è troppo», scrive Biden, accusando Trump di aver abusato della politica estera Usa «nel tentativo di trarre favori politici da vari Paesi», chiedendo «direttamente a tre governi stranieri di interferire nelle elezioni americane, compresa la Russia, uno dei nostri maggiori avversari, e la Cina, il nostro competitore più vicino».
«Ha corrotto le agenzie della sua amministrazione, incluso il Dipartimento di Stato, lo staff del consiglio nazionale per la sicurezza, il Dipartimento di Giustizia e l'ufficio del vicepresidente, per i suoi scopi politici», prosegue.
«Sappiamo anche che persone intorno a lui alla Casa Bianca hanno riconosciuto quanto profondamente fosse sbagliato e hanno fatto gli straordinari per coprire gli abusi di Trump», aggiunge. «Per fortuna qualcuno ha avuto il coraggio di denunciare», conclude, riferendosi alla talpa che denunciando la telefonata di Trump al presidente ucraino per far indagare i Biden ha fatto scattare l'indagine di impeachment.

Anonimo ha detto...

https://globalist.it/world/2019/06/30/un-falso-sito-per-screditare-joe-biden-dietro-un-consulente-di-trump-2043614.html

Un falso sito per screditare Joe Biden: dietro un consulente di Trump

JoeBiden.info sembra all'apparenza il sito ufficiale di Biden, ma i contenuti squalificano il candidato democratico. Dietro c'è Patrick Mauldin che produsse video per la campagna del miliardario

globalist 30 giugno 2019

Fake news e disinformazione. Un po’ come succede in Italia e succede dove ci sono tutti i fascio-sovranisti che partecipano alle elezioni.
Un consulente della campagna per il 2020 di Donald Trump è dietro al sito JoeBiden.info, nel quale il vice presidente è preso in giro e ridicolizzato per le sue gaffe.
Lo riporta il New York Times, identificando il dipendente in Patrick Mauldin, produttore di video e contenuti digitali per la campagna di Trump. Il sito è simile ai troll russi usati nel 2016 e conferma i timori delle autorità per il bombardamento di disinformazione a cui saranno sottoposti gli americani nei mesi che precedono il voto.
Il sito JoeBiden.info sembra all'apparenza il sito ufficiale di Biden, ma i contenuti sono ben diversi: si ironizza sull'eccessivo toccare dell'ex vice presidente, sulle sue posizioni meno liberal di quanto pubblicizzato e sul suo passato, incluso il suo appoggio alla guerra in Iraq.

In poche parole: presentato come un mezzo pedofilo, un mezzo maniaco sessuale e un politico senza dignità.