Il Blog delle malefatte sindacali a Malpensa (e non solo)

sabato 14 luglio 2018

Differenze?

Dove sta la differenza tra Trump e Salvini

Tra uno sbrasone globale e un piccolo bullo c'è la stessa distanza che esiste tra il fare e il chiacchierare

Il Foglio - 11 Luglio 2018

Trump è un impostore, un uomo infido, un petulante narcisista, uno che ha come progetto permanente la divisione dell’America su linee di guerra civile, la divisione dell’occidente e della Nato a favore di Putin perché costa meno e rende qualcosa (“e vissero infelici perché costava meno” è una classica battuta sul micragnoso modo di vivere di certuni tra i piccolissimi borghesi, anche billionaire), cerca la rottura del libero commercio internazionale per agitare il segnacolo dell’America First a quegli ossessionati dei suoi sostenitori in un paese da sempre ineguale, opulento e senza disoccupazione; è un gigantesco Toninelli, dice che la Germania dipende dal gas russo per il 60 per cento, invece è il 9 per cento, forse potrebbe scambiare un rimorchiatore per un incrociatore, e tratta i messicani come Salvini vorrebbe trattare i neri, non un giusto processo agli ammutinati della Guardia Costiera, gente in fuga che ha minacciato sfracelli perché non voleva essere riconsegnata ai libici (chi non avrebbe fatto lo stesso?), ma divieto di sbarco e “manette” garantite dal ministro dell’Interno in cerca di uno scalpo da offrire a una base frustrata e rancorosa.
Detto questo, Trump è uno che può ridurre le tasse, deregolamentare il sistema, rimettere in discussione il pre-nucleare iraniano, nominare gente preparata di orientamento conservatore alla Corte Suprema. Tutte cose interdette ai Salvini trumpeggianti, che ci prendono in giro con la loro battaglia navale in modo grottesco, prevedibile, da parecchie settimane, fino al divieto d’attracco alle imbarcazioni della Guardia Costiera, una scemenza ovviamente contraddetta perfino da un ministro dei Trasporti ignorante come un rimorchiatore, quando è troppo è troppo. La differenza tra i due, uno sbrasone globale che mette il mondo in pericolo e un piccolo bullo che si mette di traverso a Pontida, sta nella congruità. Eletto presidente degli Stati Uniti, Trump è a conoscenza dei suoi immensi poteri, e li usa nella maniera ribalda che si sa finché glielo consenta la maggioranza del Congresso. Divenuto ministro dell’Interno in una coalizione di opposti convergenti alla ricerca di un potere immaginifico, popolo contro élite, il nostro Truce o Duce o Buce fa del priapismo la sua bandiera esclusiva, copre con l’eccitazione e pesanti pennellate di mascara una quantità di promesse che sa di non poter mantenere, e tutto perché ha intuito ma senza capirlo nel profondo che non c’è congruità fra la sua autorità e gli strumenti a disposizione.
Un presidenzialista velleitario in uno stato fatto di frammenti, di pulviscolari ostacoli all’azione, fondato sulle tecniche del rinvio e le intermediazioni, inserito in una logica sovranazionale e intergovernativa ferrea, legato a una moneta che il popolo ardentemente desidera e di cui ardentemente desidera parlare male come capro espiatorio della bassa produttività generale e dell’arte di arrangiarsi, il Truce dovrebbe trovare la misura del suo Ego applicato al suo status, e invece siamo già alle smentite della ministra Trenta, alle gite di contrizione al Quirinale, a quella situazione in cui a forza di fare il bullo si è destinati a trovare qualcuno più bullo che bulleggia a tue spese. Senza opposizione, ciò che non si può dire di Trump, nonostante tutto, Salvini fa l’opposizione a sé stesso con i suoi farisaici estremismi, con le sue parole d’ordine da cortile, con i suoi comportamenti ostili al senso minimo delle istituzioni, con i suoi banali “lo dico da papà”, con i suoi selfie a sfavore dei miserabili di San Ferdinando, con le sue alleanze speciali con i nemici d’Italia, con la sua stessa sicurezza di sé così tenera e penosa, con le sue fissazioni che sono peggio della malattia. Ci fosse un’opposizione seria, questo trumpetto che a confronto l’originale sembra il Principe di Machiavelli, sarebbe già a casa.

1 commento:

Alessandro Mazzucco ha detto...

Ecco i troll anti Mattarella

Per capire chi ha guidato a maggio gli attacchi contro il capo dello stato non serve parlare di Russia. Basta avere memoria: i troll sono quelli al governo, e queste sono le loro firme

di Redazione
https://www.ilfoglio.it/politica/2018/08/10/news/ecco-i-troll-anti-mattarella-209611/

Tra il 27 e il 28 maggio del 2018, quando Sergio Mattarella decise di non avallare la nomina di Paolo Savona come ministro dell’Economia del governo Conte, sulla rete, e non solo, si è scatenata una campagna virale contro il capo dello stato finalizzata a delegittimare la figura del presidente della Repubblica, reo di aver fatto prevalere le sue prerogative costituzionali nella fase della nascita di un governo (il presidente della Repubblica nomina il presidente del Consiglio e, su proposta di questo, anche i ministri). Qualche giorno fa, la Procura di Roma ha affidato ai magistrati del pool anti terrorismo un’inchiesta per verificare l'origine comune di circa 400 nuovi profili nati su twitter da cui partirono migliaia di insulti e inviti alle dimissioni nei confronti di Mattarella. Del caso se ne occuperà anche il Copasir. Ma per capire chi ha ispirato quella campagna twitter è sufficiente vedere chi in quelle ore provò a mettere in stato di accusa il presidente della Repubblica. In questa pagina trovate una ricostruzione.

https://www.ilfoglio.it/politica/2018/08/10/news/ecco-i-troll-anti-mattarella-209611/