Il Blog delle malefatte sindacali a Malpensa (e non solo)

giovedì 30 agosto 2018

grande Ivano

https://www.youtube.com/watch?v=1v-rx1Gk09o&feature=youtu.be

1 commento:

Anonimo ha detto...

Non è reato soccorrere migranti nei viaggi della speranza e aiutarli materialmente una volta entrati sul territorio nazionale. C’è un «principe de fraternité» sancito dalla Corte costituzionale francese che ha annullato le condanne per «délit» di solidarietà inflitte a diversi cittadini che avevano aiutato clandestini ad attraversare il confine italiano, contravvenendo alla rigida disciplina sul controllo delle frontiere. Il principio di fraternità non è applicabile quando siano accertati intenti speculativi o attività di trafficanti, ma la sentenza — resa nota alla vigilia della «Giornata internazionale del Mediterraneo» — è uno schiaffo alla coscienza collettiva e a tentativi di alcuni governi e leader europei di confondere pur necessarie misure di controllo dei flussi con presunte illegalità di quanti — volontari, Ong, associazioni — si occupano a vari livelli di mitigare la sofferenza del mondo.

Se respingimenti ed espulsioni possono essere una politica, soccorso e solidarietà non devono mai venire meno, qualunque sia la condizione giuridica dell’individuo in difficoltà. È in fondo un messaggio evangelico quello che arriva dalla Francia laica ed è un valore universale che viene ancora una volta riaffermato nella patria dei diritti dell’uomo. «Fraternité» è parola della Rivoluzione, scritta nella Costituzione, immanente sulle facciate di istituzioni ed edifici pubblici. Ricordarlo oggi fa bene innanzi tutto alla Francia di Macron, che i suoi valori fondanti li ha un po’ smarriti nelle sue periferie, nelle ex colonie, nei territori d’oltremare, nelle misure sull’immigrazione, salvo dare lezioni a parole ai vicini italiani. E fa bene a tutti, poiché il «principe de fraternité», riaffermato sui passi alpini, non può non valere nelle lande balcaniche, nei deserti e nel Mare Nostrum.