L’emergenza è Salvini al Viminale
Usare
un linguaggio razzista per diffondere poveri e indecenti concetti allo
scopo di fomentare e usare le paure fa di Salvini un ministro pericoloso
ma non fa dell’Italia un paese razzista. Il Truce e le nuove parole del
consenso
Il Truce è un razzista, uno xenofobo attivo, e un furbo fesso. Di
tutto questo ha scarsa contezza. Il demagogo giovane, inesperto, e
questo entro certi termini vale anche per il suo vice socio, non sa
distinguere tra la funzione pubblica in materia di sicurezza e di
governo e il putridume del linguaggio privato, occasionale, mefitico e
ribaldo, che colpisce chi ha un altro colore della pelle e labbra spesse
o una fisionomia forastica e un accento pesante e spesso di una
sonorità ridicola all’orecchio bianco e nativo. E’ razzista quando dice:
“Il razzismo non c’è, ma gli immigrati delinquono”, come se non sapesse
che certi reati di strada e di forte allarme sociale da sempre sono
principalmente appannaggio dei miserabili, e certo nella scala
dell’integrazione sociale e del benessere la “pacchia” degli immigrati
in Italia è assai relativa, che un terzo dei reati di strada sia
ascrivibile a gente disintegrata che viene da fuori può stupire,
appunto, solo un fesso. E’ razzista quando si volta dall’altra parte, o
giù di lì, di fronte a un suo fan che spara ai neri a Macerata,
all’impazzata, credendo di vendicare una povera ragazza finita male,
tragicamente, e divenuta simbolo della “violenza dei nigeriani”, dei
neri. Bossi raccontava barzellette sui bingo bongo, sfruculiava il
razzismo e la xenofobia domestica nella forma del nativismo, che è un
male capace di infettare qualunque popolo o sezione di popolo, è una
postura d’insolenza e di violenza verbale, e nel privatissimo di una
battuta di cui si vergogna Berlusconi non ci è andato piano nel commento
su una fidanzata di Balotelli. Ma i due avevano altro per la testa, la
libertà dallo stato fiscale e magari il federalismo o l’invenzione di
una nazione mai vista, la fumettistica e ambigua Padania.

Secondo il pre-rapporto sulle carceri presentato oggi
dall'associazione Antigone “non c’è un’emergenza stranieri, non c’è
un’emergenza sicurezza connessa agli stranieri”
Nella testa del Truce, al contrario, alligna l’invenzione di un
popolo che non vuole convivere con la realtà, che vuole respingere,
espellere, magari impallinare, dare la caccia a quelli che non sono
confortevolmente italiani e bianchi. E quando queste invenzioni
diventano oratoria politica di uno che ha successo, che ha chiesto e
ottenuto un certo consenso, e ora che è al governo vuole moltiplicarlo
con questi mezzi, sono guai. La mia impressione è sempre stata, a
leggiucchiare di storia e cultura, che noi non c’entriamo gran che con
il razzismo biologico nel senso in cui l’espressione può essere usata in
Europa per i polacchi, per i tedeschi, per gli austriaci e in parte per
la Francia cosiddetta de souche, del profondo, o per i nordamericani
del sud, in particolare, eredi di una civilizzazione fondata sulle
pratiche della schiavitù e poi di lunghi anni di segregazione. Però
abbiamo avuto le leggi razziali, e una condiscendenza diffusa, anche
culturale, verso le radici intellettualmente pietose e moralmente
rancide del razzismo e dell’antisemitismo. Secondo me, in materia di
razza, se esista poi la questione, e di nativismo, il popolo in Italia
si farebbe volentieri i fatti suoi, può sbertucciare, irritarsi,
maramaldeggiare sugli zingari, ma dare fuori di matto, perseguitare e
imporre soluzioni di forza aberranti, non mi pare il tratto
dell’arcitaliano. E’ il tratto possibile delle sue classi dirigenti
quando del popolo fanno l’uso alla Truce. Da noi mancano principi
universalistici saldi, non siamo un posto da dichiarazioni dei diritti
dell’uomo e del cittadino, l’esecuzione del Duce non ebbe nulla del
martirio regicida, niente della sua solennità cupa, della sua
inevitabilità tragica, fu una vendetta, un reato di strada per così
dire. Siamo brava gente, anche molto cattiva, che ha saputo fare buon
uso del proprio cinismo, di una assoluta mancanza di idealismo, di una
mollezza di princìpi che affascina e stuzzica i viaggiatori del bel
paese, anche brutto quando vuole, da che mondo è mondo. Il razzismo come
tragedia moderna ci sarebbe virtualmente estraneo.
Dispersi e senza Patria, quando qualcuno se la inventa a nostro
nome, e chiama miticamente alle armi con discorsi che coincidono con
fatti orrendi di spregio sociale e razziale, lì comincia a manifestarsi
però un vero problema. Non so se ci sia un’emergenza razzismo, certo il
Truce può stare sicuro. Se continuerà a usare quel linguaggio e a
diffondere quei poveri e indecenti concetti allo scopo di fomentare e
usare le paure, sarà sempre più e meglio seguito. Il che è un’emergenza:
l’emergenza Salvini al Viminale.
31 Luglio 2018
Meglio che quest'estate Salvini giochi a flipper
Gli attacchi razzisti, gli incidenti diplomatici, i post rabbiosi sui social. La situazione è drammatica. E anche seria
Da ultimi gli articoli di Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera e
di Arianna Ciccone sul web mettono in fila gli atti di violenza contro
immigrati e rom che stanno caratterizzando questa estate nel nostro
paese. Sono articoli meticolosamente attendibili e il pessimismo induce a
pensare che, al di là dello scrupolo delle autrici, possano perfino
essere approssimati per difetto. Va però anche aggiunto che una
semplice, per quanto impressionante sequenza, va comunque confrontata
statisticamente e non è lavoro da giornalisti ma da istituti che pure
esistono ma hanno i loro tempi, che non sono quelli della informazione.
Per di più, sulle ultime e più impressionanti vicende, ancora la cronaca
lascia spazio, con le sue contraddizioni e zone d’ombra, a possibili
letture diverse. Tutto questo però non toglie, anche a voler essere
minimalisti per autocontrollo, che l’impressione di un aumento di
episodi violenti a sfondo razzista abbia un suo solido fondamento. Né
rassicura l’atteggiamento del ministro dell’Interno, non solo per le sue
dichiarazioni e citazioni. Compaiono sui social foto che ritraggono
Salvini sulla spiaggia che si fa selfie con altri bagnanti o al bar che
gioca a flipper. Eppure nessuno invoca un suo maggiore impegno, forse
considerando che nelle sue funzioni di ministro in soli due mesi, oltre
tutto, ha già causato due incidenti diplomatici, con Tunisia e Ucraina.
Meglio dunque che giochi a flipper. E’ evidente anche alle pietre come
in ogni caso, impegnandosi, potrà solo peggiorare la situazione che, al
di là delle sue foto, non può essere definita, come al solito,
drammatica ma non seria. Stavolta è anche seria.
2 commenti:
L’Italia non è un paese razzista, l’italiano odia tutti. Cominciamo dai ciclisti?
Caro Salvini, pensiamo al capro espiatorio di domani
di Saverio Raimondo
8 Agosto 2018
Gentile Direttore,
scrivo al Foglio prima che chiuda, come annunciato da Rocco Casalino, e al suo posto apra un centro commerciale chiuso la domenica.
Sono molto preoccupato per gli atti d’intolleranza e violenza a sfondo razziale in aumento nel nostro paese. Come ben sappiamo, in Italia gli stranieri sono solo 5 milioni: se questo governo dovesse continuare a perseguitarli, e magari fare anche le leggi razziali in barba ai tecnici del Tesoro che hanno già detto non esserci le coperture per fare i campi o le deportazioni, con i progressi che ha fatto oggi lo sterminio di massa (tutto automatizzato e molto più veloce) questi 5 milioni finirebbero subito, tempo un anno li abbiamo sterminati tutti. E poi? Con chi ce la prendiamo? E’ importante avere chi odiare in questo paese, per evitare derive fasciste. E credo sia questo il vero, grande limite del ministro Salvini come politico: il vero leader è colui che sa guardare avanti, al futuro, e non si limita a dirmi chi odiare oggi, ma sa già indicare chi odiare domani.
Sono d’accordo con chi dice che l’Italia non è un paese razzista: perché il razzista discrimina, mentre l’italiano no. Negri, zingari, musulmani, ebrei, cinesi, omosessuali: per gli italiani sono tutti uguali. Così come i tedeschi, i francesi, l’Unione europea; e i napoletani, i toscani, i calabresi, i romani, i milanesi. Gli italiani odiano tutti.
Non è razzismo, perché noi italiani non discriminiamo in base al sesso, alla religione o al colore della pelle: il nostro è odio incondizionato verso tutto e verso tutti. Basta che respirino. Abbiamo solo bisogno che l’uomo forte (non per forza fortissimo, sia chiaro: anche un peso medio con un po’ di pancia va bene lo stesso) ci tolga la museruola e ci dia il permesso di mordere.
Ergo, per non farci trovare impreparati alle sfide del futuro, credo che il governo giallo-verde possa e debba individuare sin da subito il capro espiatorio di domani. Voglio fare la mia parte di cittadino, facendo delle proposte spero costruttive.
Secondo i dati Istat, in Italia ci sono circa 25 milioni di ciclisti – calcolando anche gli sporadici, che la bici ce l’hanno in cantina o sul terrazzo ma non la usano regolarmente. Sono tanti, molti più dei negri; e tutti in Italia odiano i ciclisti: basta che una volta uno in bicicletta sbarri la strada o anche solo rallenti uno che va di fretta, che subito si comincia a parlare di invasione di ciclisti, ciclisti dappertutto, escono in bici e ci rubano la strada, fanno le piste ciclabili e ai terremotati non pensa nessuno, pedalassero a casa loro con la cyclette, prima gli italiani in automobile. Per non parlare dei radical chic con la bici pieghevole in fibra di carbonio. Credo che l’odio verso i ciclisti possa facilmente sostituire quello per gli immigrati: nessuno potrebbe rimproverarlo di razzismo, e nel paese già da tempo sta montando il sentimento di mettere sotto con la macchina quelli in bici. A Salvini basterebbe cavalcare questa ennesimo borborigmo proveniente dalla pancia del paese, è il consenso è assicurato.
-segue
Altrimenti, ancor più strategico, potrebbe rivelarsi vincente cavalcare l’odio per i vecchi. Tutti odiano i vecchi (specie d’estate quando cascano e si rompono il femore), persino i vecchi odiano i vecchi: perché a forza di negare la vecchiaia, sentirsi giovani, mettersi il siero anti-rughe, parlare di sesso nella terza età, dire che la vita comincia a 70 anni, non andare mai in pensione e lavorare fino alla consunzione geologica, i vecchi non si rendono nemmeno più conto di essere vecchi, pensano sempre che i vecchi siano altri, e quindi li odiano. I vecchi in Italia sono già tanti (nel nostro paese gli over 65 si attestano oggi sui 18 milioni circa) ma sopratutto saranno sempre di più, dati demografici alla mano. Questo vorrebbe dire che, al contrario dei negri che finiscono, in Italia i vecchi non finiranno mai, siamo un inesauribile generatore automatico di vecchi; il che garantirebbe un odio a lungo termine.
Perché se davvero Salvini e il Movimento 5 stelle vogliono governare per 30 anni e garantirsi un così lungo consenso, devono smetterla di prendersela con le minoranze, che poi finiscono (per esempio la famigerata Casta, la minoranza più minoranza che c’è: i parlamentari in Italia sono solo 950 persone, meno di gay, rom e immigrati!); ma aizzare il paese a odiare sé stesso. I vecchi, dicevamo.
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