Il Blog delle malefatte sindacali a Malpensa (e non solo)

sabato 19 gennaio 2008

Il Travaglio d(e)i Mastella

Ricevo da un amico e volentieri ripubblico una lettera di Marco Travaglio sul mastella-gate esploso in queste ore nella politica italo-cialtrona.

"Siamo tutti costernati e affranti per quanto sta accadendo al cosiddetto ministro della Giustizia Clemente Mastella e alla sua numerosa famiglia, nonché al suo partito, che poi è la stessa cosa. Costernati, affranti, ma soprattutto increduli per la terribile sorte che sta toccando a tante brave persone. Infatti, oltre alla signora Sandra, presidente del Consiglio regionale della Campania, sono finiti agli arresti il consuocero Carlo Camilleri, già segretario provinciale Udeur; gli assessori regionali campani dell'Udeur Luigi Nocera (Ambiente) e Andrea Abbamonte (Personale); il sindaco di Benevento dell'Udeur, Fausto Pepe, e il capogruppo Udeur alla Regione, Fernando Errico, e il consigliere regionale dell'Udeur Nicola Ferraro e altri venti amministratori dell'Udeur. In pratica, hanno arrestato l'Udeur (un mese fa era finito ai domiciliari l'unico sottosegretario dell'Udeur, Marco Verzaschi, per lo scandalo delle Asl a Roma, mentre un altro consigliere regionale campano, Angelo Brancaccio, era finito in galera prima dell'estate quando era ancora nei Ds, ma appena uscito di galera era entrato nell'Udeur per meriti penali). Mastella, ancora a piede libero, è indagato a Catanzaro nell'inchiesta "Why Not" avviata da Luigi De Magistris e avocata dal procuratore generale non appena aveva raggiunto Mastella, che intanto non solo non si era dimesso, ma aveva chiesto al Csm di levargli dai piedi De Magistris. S'è dimesso invece oggi, Mastella, ma per qualche minuto appena: poi Prodi gli ha respinto le dimissioni, lasciandolo al suo posto che – pare incredibile – ma è sempre quello di MINISTRO DELLA GIUSTIZIA. La sua signora, invece, non s'è dimessa (a Napoli, di questi tempi, c'è perfino il rischio che le dimissioni di un politico vengano accolte): dunque, par di capire, dirigerà il Consiglio regionale dai domiciliari, cioè dal salotto della villa di Ceppaloni.

Al momento nessuno sa nulla delle accuse che vengono mosse a lei e agli altri 29 arrestati. Ma l'intero Parlamento – con l'eccezione, mi pare, di Di Pietro e dei Comunisti Italiani – s'è stretto intorno al suo uomo più rappresentativo, tributandogli applausi scroscianti e standing ovation mentre insultava i giudici con parole eversive, che sarebbero parse eccessive anche a Craxi, ma non a Berlusconi: insomma la casta (sempre più simile a una cosca) ha già deciso che le accuse - che nessuno conosce - sono infondate e gli arrestati sono tutti innocenti. A prescindere.

Un golpetto bianco, anzi nero, nerissimo, in diretta tv. Nessuno, tranne Alfredo Mantovano di An, s'è domandato come facesse il ministro della Giustizia a sapere che sua moglie sarebbe stata arrestata e a presentarsi a metà mattina alla Camera con un bel discorso scritto, con tanto di citazioni di Fedro: insomma, com'è che gli arresti vengono annunciati ore prima di essere eseguiti? E perché gli arrestandi non sono stati prelevati all'alba, per evitare il rischio che qualcuno si desse alla fuga? Anche stavolta, la fuga di notizie è servita agli indagati, non ai magistrati. E, naturalmente, al cosiddetto ministro.

Il vicepresidente del Csm Nicola Mancino, anziché aprire una pratica a tutela dei giudici aggrediti dal ministro, ha subito assicurato "solidarietà umana" al ministro e ai suoi cari (dobbiamo prepararci al trasferimento dei procuratori e del gip di Santa Maria Capua Vetere, sulla scia di quanto sta accadendo per De Magistris e Forleo?). Il senatore ambidestro Lamberto Dini ha colto l'occasione per denunciare un "fatto sconvolgente: i magistrati se la prendono con le nostre mogli" (la sua, Donatella, avendo fatto fallimento con certe sue società, è stata addirittura condannata a 2 anni e mezzo per bancarotta fraudolenta, pena interamente indultata grazie anche a Mastella). Insomma, è l'ennesimo attacco ai valori della famiglia tradizionale fondata sul matrimonio: dopo l'immunità parlamentare, occorre una bella immunità parentale. Come fa osservare la signora Sandra Lonardo in Mastella dai domiciliari, "questo è l'amaro prezzo che, insieme a mio marito, stiamo pagando per la difesa dei valori cattolici in politica, dei principi di moderazione e tolleranza contro ogni fanatismo ed estremismo". Che aspettano a invitarli a parlare alla Sapienza?" Marco Travaglio.

Ai cultori della materia segnalo peraltro gli indirizzi di due blog ormai storici:

http://www.mastellatiodio.blogspot.com/
http://dementemastella.blogspot.com/

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P.S. ormai è chiaro a tutti: il vero motivo che ha portato Mastella a dimettersi e far cadere il governo è stato andare alle elezioni anticipate ed evitare i referendum elettorali... Mal gliene incolga !

mercoledì 16 gennaio 2008

L'unico strumento contro la partitocrazia

Non sarà l'uninominale "secco" all'inglese, ma almeno costituirebbe un passo avanti in senso maggioritario.
Questo blog supporta incondizionatamente i referendum elettorali (che, sia chiaro, vanno votati e vinti, non usati come merce di scambio per qualche sottoaccordo partitocratico).

Gli indirizzi web del comitato promotore:
http://www.referendumelettorale.org/
http://www.referendumelettorale.org/home.html (sito)
http://referendumelettorale.ilcannocchiale.it/ (blog).

Malati di assenteismo - 1

Un'interessante articolo (da Repubblica.it) sull'indegno malcostume (nonché ulteriore e reiterata forma di furto ai danni della collettività e di chi resta in ufficio a lavorare) della malattie fasulle nel pubblico impiego (ovviamente con copertura sindacale, manco a dirlo).

Perse ogni anno 125 milioni di giornate. La stragrande maggioranzadei certificati non supera la settimana. Ichino: "Ripristinare la franchigia".
Assenze per malattia, pubblico batte privato quattro a uno
di MARIO REGGIO

ROMA - Più di 125 milioni di giornate di lavoro perse per malattia. Quasi equamente distribuite tra dipendenti pubblici e lavoratori assunti da aziende private. Con una grande differenza: quelli pubblici sono 3 milioni e seicentomila, contro quasi 15 milioni di dipendenti privati. Poco più di 4 giorni di malattia per i privati nel 2006, 18 in media l'anno per quelli pubblici nel 2005. E la stragrande maggioranza dei certificati medici non superano la settimana.

Negli ultimi mesi la polemica sulle "malattie di comodo" è stata alimentata da numerosi fatti di cronaca. Tra questi l'insegnante che spediva i certificati da un'amena località del centro America. La docente è stata licenziata. L'ultimo caso risale a pochi giorni fa: la donna giudice che era in malattia per seri problemi alla schiena e scoperta mentre partecipava ad una regata velica.

Il dibattito su come fare per ridurre i certificati "compiacenti" si riaccende. "Credo sia giunto il momento di iniziare una sperimentazione, anche solo a livello aziendale, - suggerisce il giuslavorista Pietro Ichino - ripristinando almeno in parte la franchigia sui primi tre giorni di malattia, distribuendo i soldi risparmiati a tutti i lavoratori. Nel mio libro "A cosa serve il sindacato", dimostro dati alla mano che ci guadagnerebbero tutti, salvo gli assenteisti. In Inghilterra da quando è stato introdotto questo procedimento l'assenteismo si è dimezzato". Polemica la reazione di Michele Gentile, coordinatore della Funzione Pubblica Cgil: "Nel contratto nazionale dei dipendenti statali c'è una voce che si chiama "indennità di amministrazione", legata alle presenze.
Ogni giorno di assenza equivale ad una decurtazione dell'indennità. Quindi il meccanismo già esiste. Poche settimane fa il ministro della Funzione Pubblica ha firmato una direttiva che sollecita ad intensificare le visite fiscali - prosegue Gentile - il sindacato non vuol proteggere chi commette abusi e la falsa malattia è un abuso che attiene la dimensione penale. Anche il "tormentone" del dipendente pubblico assenteista deve finire. I dati della Ragioneria generale dello Stato parlano chiaro: dal 2003 al 2006 le assenze sono in calo costante. Nell'ultima rilevazione la Ragioneria ha sezionato i dati e la media dei giorni di malattia è scesa a 10 e mezzo l'anno per dipendente".

Nell'attesa l'Inps continua a pagare le aziende dopo il terzo giorno d'assenza per malattia. Ma questo vale per il settore privato. Nel pubblico impiego, invece, è l'amministrazione a sostenere i costi. Anche il sistema di consegna dei certificati medici è antidiluviano. Il dipendente deve consegnare al più vicino ufficio dell'Inps o spedire per raccomandata con ricevuta di ritorno il certificato medico entro due giorni dal rilascio da parte del medico. "Abbiamo cercato di razionalizzare il sistema - afferma un dirigente dell'Inps - chiedendo ai medici di spedire i certificati via internet, ma non c'è stato nulla da fare. Ci hanno chiesto di sostenere i costi del servizio, poi hanno invocato il diritto alla privacy per i pazienti".

FONTE: http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/economia/statali-sciopero/assenti/assenti.html