Il Blog delle malefatte sindacali a Malpensa (e non solo)

venerdì 31 ottobre 2008

Opposte patacche

Questo pare proprio condannato ad essere un Paese di fascisti e comunisti, oltre che naturalmente di preti e di clericali, praticamente un ricettacolo di tutto il peggio che la storia politica degli ultimi secoli ha prodotto.

giovedì 30 ottobre 2008

Ostili a chi?

I nemici del mercato che ci governano non si lasciano sfuggire un'occasione per consolidare per legge i cazzi loro e delle varie oligarchie italiche contro ogni forma di concorrenza. Adesso vogliono proibire le possibili scalate (c.d. "scalate ostili") alle imprese parassitario-familistiche italiane, cioè alle imprese loro e dei loro amici (gestite per eredità oligarchico-feudale spesso a spese di contribuenti e consumatori) che, dunque, potranno essere cedute a - o acquisite da - solo chi sarà loro gradito, in barba alle regole di mercato e della borsa (e questo con il fiancheggiamento e addirittura la promozione da parte del presidente della Consob). In pratica impedire (per legge) le "scalate ostili" semplicemente vuol dire impedire le scalate tout-court.
Lo spiega (e lo denuncia) molto bene T. Boeri in questo articolo.
Le recessioni sono periodi duri, difficili, soprattutto per un paese come il nostro che proviene da 15 anni di stagnazione, con i redditi delle famiglie italiane rimasti al palo per così tanto tempo. Ma non sempre tutti i mali vengono per nuocere. Durante le recessioni, infatti, si assiste ad una forte accelerazione dei processi di riorganizzazione e rinnovamento della struttura produttiva. Risorse male utilizzate si spostano verso impieghi più produttivi, nascono molte nuove imprese che prendono il posto di imprese che hanno ormai esaurito la loro spinta propulsiva, contribuendo a creare le condizioni per una forte crescita domani. Questa riorganizzazione è fondamentale per ridurre i ritardi strutturali del nostro paese, quelli alla base della stagnazione degli ultimi 15 anni. Abbiamo bisogno di cambiare radicalmente la nostra specializzazione produttiva per poter crescere almeno quanto gli altri paesi europei, rispetto ai quali continuiamo a perdere inesorabilmente terreno. Abbiamo bisogno di nuovi grandi imprenditori con idee nuove e non necessariamente solo un noto pedigree. Abbiamo bisogno di cambiare il management che in molte imprese famigliari ha una funzione di esecutore, quasi testamentario, delle volontà della famiglia proprietaria piuttosto che di chi deve valorizzare l' impresa. Guai a porre freni allora ai processi di riorganizzazione che avvengono durante le recessioni. Sarebbe come condannarsi ad avere oltre ai danni (di una diminuzione del reddito complessivo di un paese) anche la beffa di non aver approfittato della recessione per rinnovarsi. In questa particolare recessione c' è poi un' altra ragione fondamentale per cercare in tutti i modi di favorire (e certamente non ostruire) gli afflussi di nuovi capitali e investitori verso il nostro sistema produttivo. Il rallentamento della nostra economia è avvenuto sin qui per ragioni largamente indipendenti dalla tempesta in atto sui mercati finanziari. Ma la crisi finanziaria globale rischia sempre di più di metterci del suo nel rendere più acuta e più lunga questa recessione [...].
In questa settimana direttamente o per interposta persona (solo così si spiega la sorprendente avversione all' Opa, la vera e propria cardiopatia del Presidente della Consob, Lamberto Cardia) ha proposto di adottare misure per proteggere le imprese quotate da acquisizioni «ostili». «Molte aziende italiane - ha affermato - hanno oggi una quotazione che non corrisponde assolutamente al loro giusto valore. Quindi credo che sono delle ottime occasioni per chi, disponendo di capitali e penso a certi fondi sovrani, volesse proporre delle Opa ostili». Di qui la proposta di sospendere la cosiddetta passivity rule, quella norma che impedisce al management di società scalate di ostacolare l' acquisto della compagnia per difendere la propria poltrona. Lo possono fare solo su preciso mandato dell' assemblea degli azionisti. Strano che nessun giornalista, presente in quella occasione, abbia posto al nostro premier una semplice domanda: ostili a chi, signor presidente del Consiglio? Quelle che lei vuole evitare sono offerte pubbliche d' acquisto ostili all' Italia o all' attuale management delle imprese? Sono ostili alla nostra economia o alle grandi famiglie che fanno oggi il capitalismo italiano? Sono ostili ai piccoli azionisti che troppe volte sono stati trattati a pesci in faccia da queste grandi famiglie o alle scatole cinesi che hanno ingessato la governance delle nostre imprese? Il dubbio è legittimo. Nei giorni scorsi ci ha invitato tutti a tenere le azioni di società italiane per almeno due anni. Oggi ci chiede di stare attenti a chi le compra queste azioni e non vuole che aumentino di valore in seguito ad offerte pubbliche di acquisto. Vuol dire dunque condannarci a vedere diminuire ulteriormente il prezzo di queste azioni. Ci perdoni dunque l' insistenza: ostili a chi, signor presidente?
(T. Boeri, "la politica e le scalate", La Repubblica - 17 ottobre 2008)

martedì 14 ottobre 2008

MAlitalia -3

Questi i post precedenti: (-0) -1 -2

Proviamo a tirare le somme di quanto ci costa - fino ad ora e per ora - tutta l'operazione.
-Quanto ci è costata finora negli anni l'Alitalia;
-Quanto ci costa questa operazione (ennesima) di salvataggio corporativo;
-Quanto ci costerà in futuro (la CAI o come si chiama).
Intanto, basti dire che si stima ad oggi in 4-5 miliardi di euro (circa 8-9.000 miliardi di "vecchie lire", per intenderci, quasi una media manovra finanziaria...) il debito consolidato di Alitalia, debito che ricadrà interamente sul groppone dei contribuenti italiani, e solo per consentire alla "nuova" Alitalia-Cai di - sostanzialmente - ricominciare daccapo...
Un quadro abbastanza completo e, come al solito, pieno di dati interessanti lo ha offerto la trasmissione Report del 12/10/2008. Sempre utile la lettura del testo integrale.

L'INTESA (Report, 12 ottobre 2008)

Il 1° dicembre 2006 il governo Prodi, in carica da maggio, decide la cessione del controllo di Alitalia. L'azienda è in vendita ai privati e chi vuole deve comprarsi dal 30% al 49% di Alitalia. Il titolo vola in borsa e circolano i primi nomi. AF/Klm, già candidata ad un'alleanza, sta meditando. Potrebbe arrivare Lufthansa e spunta anche l'ipotesi di una cordata italiana. Cominciano le trattative e si arriva all'esclusiva con Air France. Jean Cyrill Spinetta tratta con l'azienda e coi sindacati. Intanto cade il governo Prodi e, in campagna elettorale, Silvio Berlusconi dice che quella ad Air France è una svendita e propone una cordata italiana. Il 2 aprile Spinetta abbandona il tavolo di trattativa con i sindacati.Dice che le condizioni poste sono inaccattabili. Silvio Berlusconi vince le elezioni e diventa Presidente del Consiglio. Il nuovo governo incarica Banca Intesa di fare un piano, e vengono varati alcuni decreti in deroga alle norme vigenti. A Luglio nasce il "Progetto Fenice", ovvero la nuova partnership con Air One. A fine agosto Alitalia è commissariata. La nuova cordata si chiama Cai. Si salva Alitalia, ma soprattutto Air One. Chi sono i soci, gli amministratori, i valutatori. Cronologia dei fatti dal prestito ponte fino ad oggi, per capire se per l'interesse nazionale era l'unico affare possibile. Qui il testo integrale.

Aggiornamento del 30/11/2008: L'INTESA - come è andata a finire?

Report torna ad occuparsi della vicenda Alitalia. Il passaggio dalla vecchia compagnia di bandiera a quella nuova sta avvenendo nel caos: disagi a non finire per i viaggiatori, centinaia di voli cancellati, l'aeroporto di Fiumicino semideserto. Di chi sono le responsabilità? Qui il testo integrale