Il Blog delle malefatte sindacali a Malpensa (e non solo)

mercoledì 12 maggio 2010

UK all'italiana?

I Lib-dem britannici sono un partito per molti veri apprezzabile e con molte idee interessanti e condivisibili, sia in politica interna (economia e libertà civili), sia in politica estera ed europea. Ma la loro più che decennale insistenza sul ricatto proporzionalistico (pongono l'imposizione della sempre deleteria legge elettorale proporzionale come precondizione per qualunue collaborazione parlamentare e di governo) - oltre a precludere loro parecchi ulteriori consensi e voti di elettori saggi e timorosi per le sorti generali del Paese - ne fa automaticamente (e nonostante tutto) i "Mastella" del Regno Unito, facendoli a ragion veduta apparire come dei ricattatori che antepongono un loro (supposto, peraltro) interesse di parte e di fazione all'interesse generale, costi quel che costi (manco fossero una Lega Ladrona qualsiasi).
Qui segnalo una delle rare lucide analisi politiche che mi è capitato di leggere sulla situazione postelettorale britannica e sulle prospettive future, alla luce dei risultati elettorali e di quanto detto sopra :

Questi i passaggi salienti e il giudizio di fondo:
[...] La democrazia britannica non si merita tanto: queste elezioni non hanno dato un vero e proprio vincitore ma neppure un unico vero e proprio perdente. C’è la recessione, la Grecia, la disoccupazione. Bisogna governare. E invece si negozia: tra Tory e Libdem, tra Libdem e Labour.
[...] La trattativa tra Tory e Libdem – cominciata venerdì e trascinatasi sino a lunedì, con il coup de théâtre di Gordon Brown – ha infatti svelato in tutta la sua limpida perversione il meccanismo negoziale tipico dei sistemi politici coalizionali europei. Sapete, le dichiarazioni di questo e le puntualizzazioni di quello, i pizzini del deputato Tizio, e il ricatto morale del militante Caio. Spettacolo indecoroso. Tant’è che uno degli argomenti più gettonati tra i britannici oppositori del proporzionale, in questi giorni, è: “ma guardate come ci siamo ridotti, sembriamo l’Italia!”.
Nemesi interessante per Nick Clegg: pur senza cambiare sistema elettorale, ha mostrato alla Gran Bretagna cosa possano significare i termini “coalizione” o “proporzionale” e quanto quei democratici costrutti facciano a pugni con il principio esimio della democrazia nazionale: chi vince governa.
Il negoziato ha logorato la leadership di Cameron e rafforzato le istanze più radicali dei due primi attori della trattativa (sono persino scesi in piazza dei fanatici del proporzionale, a ricordare a Clegg, mentre quello negozia con i Tory, acerrimi nemici di qualunque riforma, che la priorità Libdem è appunto la riforma elettorale!).

Ed il risultato probabile, alla fine di queste estenuanti contrattazioni, sarà la meno democratica delle soluzioni: una "coalition of losers" o, per dirla con Gordon Brown, a progressive coalition of government [...]
[...] il sistema proporzionale che loro (i Libdem, ndr) sostengono prevede che ad ogni elezione si ripeta l’estenuante rituale che è andato in onda in questi giorni, e di cui nessuno può francamente dirsi happy.
[...] Certo, è appassionante seguire la British next government saga, con i suoi retroscena, i suoi colpi di scena, le sue scenette di compassata gravità. Ma la farsa è bella se dura poco. Non è questa la democrazia britannica. Questa è una versione civile dell’italico, caotico ordine delle cose!  Guardate, basta dare un occhio alla composizione del nuovo parlamento britannico per capire che loro non sono ancora pronti per essere come noi. Le minoranze etniche, ad esempio, sono rappresentate da 26 MPs, 12 in più del precedente parlamento, mentre con le 139 deputate appena elette il nuovo parlamento tocca il record di presenze femminili.[...] Rispetto alla distribuzione delle costituency inglesi si osserva inoltre come, a parità di connotati socio-economici, l’affermazione di un partito piuttosto che un altro in un dato territorio sia indipendente da quello che il partito fa a livello nazionale: vince il candidato che si presenta localmente come il più rappresentativo, segno che il buon vecchio First Pass the Post permette ancora di onorare quella magnifica virtù del maggioritario britannico che è l’accountability di un parlamentare rispetto alla sua comunità.
Che sia una parentesi, questa hung experience, come lo fu nel 78? Lo speriamo, per il bene loro e per il bene nostro[...].