Il Blog delle malefatte sindacali a Malpensa (e non solo)

domenica 1 febbraio 2009

tre letture

M. Ainis - Chiesa padrona. Un falso giuridico dai Patti Lateranensi a oggi - 2009, Garzanti Libri

La Chiesa cattolica attinge abbondantemente alle risorse pubbliche dello Stato italiano: ogni anno milioni di euro vengono dirottati dal governo centrale e dagli enti locali, che si sono fatti di recente ancor più solerti. Questo tuttavia non impedisce al Vaticano pesanti incursioni nella vita pubblica del nostro paese: è pressoché impossibile che un provvedimento legislativo venga approvato senza il suo benestare; e quando accade, le resistenze della Chiesa cercano di impedirne l'applicazione. È una situazione abnorme, che trova il suo fondamento nel Concordato siglato l'11 febbraio 1929 da Pio IX con Benito Mussolini, che lo stesso pontefice aveva definito "l'uomo della Provvidenza". Quel patto venne accolto dalla Costituzione repubblicana attraverso l'articolo 7. Infine nel 1984 il Concordato fu rinnovato dall'accordo tra Craxi e Giovanni Paolo II. Oggi il trattamento privilegiato di cui gode il Vaticano non ha più alcun fondamento giuridico, argomenta Michele Ainis: l'articolo 7 era una norma provvisoria, e oggi è un farmaco scaduto. Oltretutto quelle dei vertici della Chiesa si configurano come vere e proprie ingerenze di uno stato straniero nei nostri affari interni. Infine, in una società sempre più complessa, i privilegi concordatari creano inevitabilmente una disparità di trattamento rispetto a cittadini italiani che seguono altre fedi (e soprattutto a quelli che non si sentono affiliati ad alcuna chiesa).

S. Rodotà - Perché laico -2009, Laterza

Procreazione assistita, testamento biologico, obiezione di coscienza, unioni di fatto, diritti degli omosessuali, limiti etici e giuridici della ricerca scientifica, presenza della religione nella sfera pubblica: sono questi alcuni tra i temi della difficile discussione tra laici e cattolici italiani. Da una parte le gerarchie ecclesiastiche condannano i presunti mali del "relativismo", denunciano obliqui tentativi di ricacciare la fede nel privato e la Chiesa nelle sagrestie, indicano fini "non negoziabili"; dall'altra la cultura laica appare troppe volte timorosa, incapace di ritrovare la forza dei propri principi nella dimensione costituzionale, di cogliere il significato di una presenza della Chiesa come vero e proprio soggetto politico. Solo rimuovendo fondamentalismi e arretratezze è possibile ritrovare la via di un dialogo.
"Questo libro non è una professione di fede. E' una riflessione sulla laicità non come polo oppositivo, che più d'uno vorrebbe rimuovere, ma come componente essenziale del discorso pubblico in democrazia. E' dunque guidato da un profondo convincimento democratico, non dall'idea di spaccare il mondo in due, tra credenti e non credenti. Vuole tenere ferma la bussola dei principi, misurandosi però ogni momento con i fatti".

M. Politi - La chiesa del no. Indagine sugli italiani e la libertà di coscienza - 2009, Mondadori

Troppi "no" ha pronunciato la Chiesa nell'ultimo decennio. A ottant'anni dalla firma del Concordato i suoi rapporti con lo Stato non appaiono regolati dalla reciproca indipendenza, sancita dalla Costituzione. Il bilancio delle leggi non fatte o malfatte in seguito a pressioni ecclesiastiche è cospicuo: si è impedita l'introduzione del divorzio breve; si è varata una legge sulla fecondazione assistita che prevede l'impianto degli embrioni malati; si è bloccata una legge sulle coppie di fatto, demonizzando le unioni gay. Infine emblematica è la vicenda di Eluana Englaro - si contrasta il diritto del malato a sospendere nutrizione e idratazione artificiali in caso di stato vegetativo persistente. Marco Politi scopre un paese in cui il senso dell'etica convive con la comprensione per le scelte esistenziali difficili e la fede si coniuga alla laicità e all'attenzione per le idee altrui. Il suo viaggio lo ha portato negli ambiti più vari: mondo ecclesiastico, scienza, medicina, politica, teologia, cinema, diritto. "Assistiamo a uno straripamento totale della Chiesa" nota Emma Bonino nella prefazione, criticando la debolezza della classe politica, che deve fare i conti con un'istituzione ecclesiastica refrattaria alla modernità, all'idea che la dottrina cattolica non ispiri più la legislazione. Questo studio descrive una realtà complessa dove s'intrecciano esperienze molteplici che si muovono in diverse direzioni interrogandosi sul senso dei valori, della religione, dell'esistenza.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Ecco un esempio di donna con le palle:

Olocausto: Merkel richiama Papa, Vaticano ribatte

CITTA' DEL VATICANO/BERLINO Reuters) - La posizione del Papa sull'Olocausto "non potrebbe essere più chiara": è la risposta della Santa Sede alla cancelliere tedesco Angela Merkel, che oggi ha invitato Benedetto XVI a sgomberare il campo da ogni possibile dubbio sulla posizione del Vaticano rispetto allo sterminio degli ebrei.

"Credo che sia una questione fondamentale se - per una decisione del Vaticano - emerge l'impressione che l'Olocausto possa essere negato", ha detto oggi Merkel durante una conferenza stampa, commentando la decisione del Papa di riabilitare un vescovo che nega la realtà storica dell'Olocausto, nonostante gli avvertimenti dei leader ebraici che il passo potrebbe danneggiare le relazioni tra cattolici ed ebrei e fomentare l'antisemitismo.

La cancelliere ha spiegato che il Pontefice e il Vaticano devono dire "molto chiaramente che non può esserci negazione (dell'Olocausto) e che ci devono essere relazioni positive con l'ebraismo".

In risposta alle parole di Merkel, il portavoce della Santa Sede padre Federico Lombardi ha detto in una nota che "la condanna di dichiarazioni che negano l'Olocausto non potrebbe essere più chiara".

Il mese scorso Benedetto XVI ha emesso un decreto che ha annullato la scomunica di quattro vescovi lefebvriani espulsi dalla Chiesa cattolica nel 1988 perché ordinati senza autorizzazione del Vaticano. Tra loro anche il britannico Richard Williamson, che ha ripetutamente negato la portata dello sterminio degli ebrei in Europa.

Secondo il portavoce, Papa Ratzinger ha espresso chiaramente le proprie posizioni nel discorso alla sinagoga di Colonia nell'agosto 2005 e ad Auschwitz l'anno seguente, e nell'udienza generale della scorsa settimana in cui le sue parole sono state "inequivocabili".

Merkel, figlia di un pastore protestante, nella conferenza stampa ha precisato che non è sua abitudine commentare questioni interne alla Chiesa: "Ma è diverso se parliamo di temi fondamentali".

Anonimo ha detto...

Ma voi ve l'immaginate, in questo nostro cazzo di paese di merda, stato satellite dello stato canaglia vaticano, un qualunque primo ministro che in una conferenza stampa pubblicamente e senza giri di parole pronuncia una chiara critica e un giusto attacco a Ratzinger e alle posizioni del potere paraculo vaticano?

Da noi invece è gara a leccargli il culo, con un governo (e un 80% di “opposizione”) di zuavi pontifici.

Anonimo ha detto...

da una newsgroup Sono convinto che l’azione onnivora dei Savoia non abbia portato vantaggi se non alla casa che da allora fu regnante. Men che mai ha portato vantaggi ai “borbonici e papalini” che erano i popoli degli stati più ricchi: basti pensare che a colonizzazione compiuta, il tesoro dello stato, ammontava a 668,4 milioni (secondo F.S. Nitti – Scienza delle finanze – Ed. Pierro 1903) ed il Regno delle due Sicilie contribuì con 443,2 milioni, la Lombardia con 8, Roma con 35,3, gli ex stati papalini con 55,3 (Marche Emilia e Umbria), Venezia con 12,7. All’epoca, nel regno delle due Sicilie, i meno abbienti avevano facoltà di coltivare il 20 per cento delle terre demaniali e di quelle ecclesiastiche, e sulle stesse avevano diritto di “erbatico”, legnatico, e di attingimento d’acqua. In Sicilia si produceva l’unico zolfo allora conosciuto, ed il grano riforniva praticamente il Regno ed era esportato. Il riso era coltivato dappertutto fino alla colonizzazione savoiarda, quando ne venne vietata la coltivazione per non interferire con quella del nord (avete presente gli arancini e le crispelle?). In Calabria operavano più di seimila telai per la produzione di sete che unite a quelle di San Leucio erano fomite di guadagno e di lavoro. Le attività meccaniche e siderurgiche avevano il loro epicentro in Calabria (Mongiana, Ferdinandea, Cardinale) e a Pietrarsa. Avevano la seconda flotta mercantile e la terza flotta militare del mondo ed erano in quanto a marineria i padroni indiscussi del mediterraneo. Stabilirono il record nelle prima traversata dell’atlantico con una nave a vapore e tennero il primo congresso scientifico mondiale. Realizzarono la prima riforma carceraria ponendo l’uomo ed i suoi bisogni al centro del sistema detentivo. Teorizzarono per primi l’opinione a favore del reo in caso di parità di giudizio e istituirono per primi la motivazione sulle sentenze. Ebbero per primi l’istituto della pensione sella base di un prelievo del 2% sulle retribuzioni, abolita dall’avvento dei nuovi re. Ferdinando Palasciano, colonnello medico dell’esercito borbonico, fu il primo a teorizzare lo stato di neutralità del soldato ferito o ammalato, che poi fu la base dell’etica portata avanti dalla croce rossa. Esistevano a Napoli e Palermo gli Alberghi dei poveri, costruzioni immense dove i poveri (a Napoli ne potevano essere ospitati più di tremila contemporaneamente) venivano lavati, nutriti, curati, assistiti, educati levandoli dalla strada ed affrancandoli dall’abiezione. Questi alberghi erano amministrati da volontari fino alla venuta dei Savoia, che ne fecero sinecure per i propri protetti, e che furono lasciati allo sbando, fino a quando, diventati più pericolosi della strada stessa, furono chiusi. L’unità d’Italia portò nuove tasse, l’abolizione dei benefici per i poveri, l’abolizione degli ordini ecclesiastici, la leva obbligatoria, la tassa sul macinato, il latifondismo, l’emigrazione. Il popolo si sollevò e combattè per il proprio Re e la propria Patria. Senza fortuna; e furono detti briganti. forse è esagerato ma chi lo sa.

Alessandro Mazzucco ha detto...

Gli Stati “papalini” saranno stati pure ricchi (ed è tutto da vedere), ma lo erano esattamente nel modo in cui oggi lo è (e lo è sicuramente) per es. l’arabia saudita: una ricchezza enorme, tutta improduttiva e feudale, in mano a una casta più o meno allargata (molto larga) di tiranni regnanti, ovvero da una parte la c.d. famiglia reale e dall’altra parte la grossa e corrotta famiglia papale (e tutta la casta pretesca iraniano-vaticana)… con tutto il resto della popolazione povero e analfabeta e senza libertà e costretto a passare il tempo tra elemosina, mignotte e preghiere… (v “marchese del grillo” o meglio ancora i grandi film di L. magni, tipo “in nome del papa re”, “nell’anno del signore”, “in nome del popolo sovrano” etc).

I Savoia (e tutta la classe dirigente liberale e cattolico-liberale piemontese, a cominciare da Cavour) hanno il merito storico immenso di avere liberato (purtroppo non definitivamente) Roma e parte dell’Italia dalla tirannia vergognosa del papato… se solo una cosa gli si può rimproverare, è di non averlo fatto ancora prima, come avrebbe voluto con tutte le sue forze Garibaldi, che aveva da molto tempo dichiarato la liberazione di Roma e dell’Italia dalla tirannide papale come lo scopo della sua vita…

Anonimo ha detto...

Quindi, a cagare tutti i revisionismi: evviva tutta la vita il risorgimento, evviva la libertà e fanculo al vaticano…